Se provassimo ad associare il concetto di energia a un ruolo in particolare il portiere è probabilmente l’ultimo che ci verrebbe in mente. Il portiere non corre, non deve saper calciare in porta con potenza e precisione, servire assist o essere uno specialista del dribbling. Anzi, passa la maggior parte del suo tempo a seguire lo sviluppo del gioco da lontano. L’energia però non consiste soltanto nello sforzo fisico, come abbiamo avuto modo di vedere, di settimana in settimana, nei video dedicati alla categoria “energia” del Red Bull B-Best: se spostiamo l’attenzione sull’aspetto mentale allora il portiere utilizza forse più energia di tutti. Mantiene la concentrazione per tutta la partita pur toccando poco la palla, entrando così poco nel vivo del gioco: tutto ciò richiede uno sforzo notevole. E in nessun altro ruolo è necessario avere un controllo così maniacale delle proprie energie. Una sola parata può fare la differenza tra una vittoria o una sconfitta: saper dosare le proprie energie per essere pronto a utilizzarle in un unico intervento è una qualità fondamentale per un portiere. Lo sa bene Alex Meret: «L’energia è importante anche per il portiere: per una parata su un tiro ravvicinato bisogna essere rapidi e reattivi. Più energia abbiamo in corpo, più facile diventa la parata».
Tra i numeri uno prodotti dal calcio italiano negli ultimi anni Meret è sicuramente tra i più promettenti. C’entra, forse, una sorta di vocazione: «Ho sempre fatto il portiere, non ho mai provato nessun altro ruolo. Mi piace perché è quasi uno sport diverso: sei da solo, devi comandare tutti i tuoi compagni, hai molte responsabilità e ti mette al centro dell’attenzione, ti spinge a dare sempre il massimo perché sai che sei l’ultimo uomo, quello decisivo». La prima immagine che gli viene in mente pensando all’energia su un campo di calcio è quella di un terzino: «Le punizioni di Roberto Carlos». Meret ha da poco compiuto 20 anni e sta giocando con la SPAL il primo campionato da titolare della sua carriera (l’anno scorso con l’Udinese ha collezionato soltanto due presenze in Coppa Italia). Eppure di lui si parla da diverso tempo. La predestinazione è un concetto ricorrente nei discorsi che lo riguardano, come se fosse davvero nato per fare il portiere: «Fin da piccolo ho sempre voluto fare il calciatore, non ho mai neanche pensato a qualcos’altro. Fortunatamente non c’è mai stato un momento in cui ho pensato di non riuscire a farcela: è stato tutto un crescendo in modo graduale».
A 16 anni, mentre era in raduno con l’Under-17, venne portato al campo di allenamento della Nazionale maggiore per una sessione di tiri con i giocatori convocati dall’allora CT Cesare Prandelli. Tra gli altri: Pirlo, Diamanti, Aquilani e Giuseppe Rossi. Meret compie un paio di interventi notevoli: per due volte toglie la palla da sotto la traversa con la mano di richiamo e mostra anche una grande reattività nell’andare a terra per deviare i tiri più angolati. Il suo talento è già riconoscibile e quando qualche mese più tardi Simone Scuffet, di un anno più grande, esordisce con l’Udinese è opinione comune che il vero gioiello del settore giovanile bianconero sia proprio Meret. Eppure, a differenza del compagno, Meret non ha ancora esordito in Serie A ed è stato mandato in Serie B alla SPAL per accumulare minuti ed esperienza.
«Non so se in un altro Paese avrei già esordito, dipende da molte situazioni, ci sono molte cose che possono influire. Comunque in Italia rispetto ad altri Paesi è più difficile emergere, anche se negli ultimi anni abbiamo avuto la dimostrazione che anche i giovani possono fare bene. In Serie A stanno esordendo in molti e non stanno per niente sfigurando. Bisognerebbe avere un po’ più di coraggio e di fiducia». La fiducia in Meret non è mai mancata in Nazionale, di cui ha attraversato tutte le categorie fino al precoce salto in quella maggiore. L’anno scorso fu aggregato da Antonio Conte come quarto portiere nel ritiro di preparazione a Euro 2016, mentre poche settimane fa è entrato ufficialmente per la prima volta nei convocati di Giampiero Ventura. La scorsa estate ha trascinato la Nazionale Under-19 nell’Europeo di categoria, perso dall’Italia in finale contro la Francia. A quel torneo è legato anche il ricordo della parata più bella della sua giovane carriera: «Nella prima partita contro la Germania: ho fatto una parata su un colpo di testa in mischia su un calcio d’angolo in cui ho levato la palla quasi dall’incrocio». La partita finì 1-0 e quello fu soltanto uno dei molti interventi eccezionali di Meret.
Come per altri portieri italiani anche Meret ha dovuto affrontare il paragone con Buffon: «Mi piacerebbe assomigliargli in qualsiasi cosa. Lui è un grandissimo campione, il portiere più forte di tutti i tempi. Non sono io a dover dire se gli assomiglio, però mi piacerebbe avvicinarmi anche solo un po’ ai suoi livelli e ripercorrere un minimo la sua carriera». Col ricambio generazionale ormai alle porte il giovane numero uno della SPAL è tra i candidati più forti per la sostituzione dell’attuale portiere della Nazionale. Insieme a Donnarumma, l’altro portiere prodigio del calcio italiano: «L’ho conosciuto in un ritiro dell’Under-21 l’anno scorso, poi la convocazione in Nazionale ci ha riuniti. Penso sia un bravissimo ragazzo, molto tranquillo. Non mi sento suo rivale anche se molti ne parlano. Io penso a fare il mio, a lavorare e poi si vedrà».
Per Fabrizio Ferron, preparatore dei portieri della Nazionale Under-17, Donnarumma regge meglio le pressioni, ma Meret è tecnicamente più completo. Ad accomunarli è la serenità e la tranquillità con cui affrontano le partite. Una questione di carattere: «Anche come tipo di persona penso di avere uno stile più razionale. È sempre bene rimanere tranquilli e prendere le decisioni in modo corretto, però in alcune parate ci vuole l’istinto. Senza quello la grande parata forse non la fai. Mi sento più razionale, però in partita ci vuole anche l’istinto». E per descrivere il proprio modo di prepararsi a una partita usa più o meno le stesse parole: «Cerco di rimanere il più tranquillo possibile, di essere consapevole dei miei mezzi, ascoltando magari un po’ di musica e liberando la mente». Usare la testa, restare concentrati: sono concetti che tornano spesso nelle sue interviste e a cui Meret è evidentemente affezionato. Anche durante la nostra chiacchierata il tono è sempre serio, ma comunque rilassato, a dimostrazione di una maturità sorprendente per un ragazzo della sua età. Tant’è che quando gli chiedo quale sia secondo lui la qualità più importante per un portiere mi spiazza: «Saper prendere le decisioni giuste a seconda delle diverse situazioni che si affrontano durante la gara. Le doti tecniche si possono migliorare, ma saper prendere la decisione giusta è la cosa più importante».
L’esperienza accumulata in questa stagione con la SPAL è servita a migliorare il proprio bagaglio tecnico, già comunque di alto livello: «Quest’anno penso di essere migliorato nelle palle alte, credo sia un mio punto di forza. Mi sento di dover migliorare un po’ in tutti gli aspetti, dal richiamare i compagni al gioco da dietro con i piedi. Sono ancora giovane e devo migliorare sotto tutti gli aspetti». Il campionato intanto sta andando alla grande: la SPAL è prima in classifica ed è tra le favorite per la promozione in Serie A. Un traguardo impensabile a inizio stagione: «Non so se c’è stato un momento in cui abbiamo capito che ce la potevamo fare. Forse la prima partita del girone di ritorno col Benevento, che era quasi uno scontro diretto in zona playoff e l’abbiamo vinto 2-0: è stato un segnale importante perché abbiamo dimostrato che potevamo mettere in difficoltà qualunque squadra. Forse da lì abbiamo iniziato a crederci ancora di più, mantenendo sempre i piedi per terra stiamo andando avanti con un gran passo».
Il grande campionato della SPAL si inserisce in un filone ormai costante che vede la Serie B regalare almeno una sorpresa a campionato: dopo Carpi, Frosinone e Crotone potrebbe essere il turno della squadra di Ferrara: «Forse il fatto che siamo partiti con un obiettivo molto più basso come la salvezza non ci ha dato queste grandi pressioni che magari altre squadre hanno. Il fatto di giocare liberi mentalmente e accompagnati dal grande entusiasmo dei nostri tifosi ci sta aiutando». Meret sembra sinceramente affascinato dalla passione mostrata dai tifosi spallini, tanto da indicarla come uno dei segreti della stagione: «Siamo un grande gruppo, dentro e fuori dal campo. Dimostriamo sempre di lottare tutti i novanta minuti, di non mollare mai, di aiutarci in ogni occasione. I nostri tifosi sono veramente fantastici. Non ci hanno mai fischiato, anzi ci sostengono per tutti i novanta minuti e questo è molto importante per noi, in casa e in trasferta». A 6 giornate dalla fine la SPAL deve gestire un vantaggio di 5 punti sulle seconde, Verona e Frosinone, per trasformare il sogno in realtà a quasi 50 anni di distanza dall’ultima apparizione in Serie A. E dalle parti di Ferrara il traguardo è molto sentito: «Rinuncerei a qualsiasi cosa, sarebbe qualcosa di totalmente inaspettato a inizio anno. Rinuncerei veramente a tantissime cose per questo obiettivo».