Capo Plaza
© Press
Musica

Capo Plaza: il lato nascosto del Giovane Fuoriclasse

Il tour europeo è un ulteriore salto in avanti nella carriera del ventenne salernitano, ma qual è il risvolto della vita da trapper?
Di Claudio Biazzetti
10 minuti di letturaPublished on
Dopo l’Italia, la conquista del mondo da parte di Capo Plaza è iniziata. Per ora si parla di tour europeo, iniziato giusto ieri sera a Berlino, e di un nuovo video, "Billets", interamente girato in una banlieue parigina e metà in francese. Roba grossa, tenendo conto che il Giovane Fuoriclasse si chiama in realtà Luca d’Orso, viene da Salerno e non ha ancora compiuto 21 anni.
Con lui abbiamo parlato di successo, di un futuro scintillante nella trap, ma anche del lato nascosto dei medaglioni diamantati che Plaza porta al collo.
Che effetto fanno le parole tour europeo?
Sulle prime ero spaesato. È una cosa completamente nuova, quindi non so manco come potrà reagire la gente. Sono curiosissimo. La gente si sta rendendo conto che questo movimento della trap sta avendo un boom che va oltre le lingue e le nazioni. E anche se sembrava impossibile fino a un annetto fa, anche altri artisti sono riusciti a portare a casa il loro tour europeo. Per me è solo un piacere perché ho vent’anni e l’ho portato a casa solo dopo un anno di carriera, per altri invece è capitato dopo anni che erano in circolazione. Abbiamo avuto tante richieste per il tour: Spagna, Francia, Germania.. Abbiamo scelto le città giuste, cioè le più importanti. Non era previsto, ma abbiamo incontrato l’interesse di tanti club europei, quindi eccoci qua.
Ti aspetti un pubblico di italiani espatriati oppure eterogeneo?
Secondo me ci saranno molti italiani che lavorano all’estero, o che magari ci studiano. Saranno probabilmente la maggioranza, ma ci saranno anche molti del posto. Anche di passaggio, sai. Gente che capita lì e legge “serata trap”. Ed entra per curiosità. Ma anche tanti fan stranieri.
Tutto grazie a YouTube, quindi.
Tutto grazie a YouTube, ma anche al lavoro che stiamo facendo noi. YouTube arriva fino a un certo punto, lo sai meglio di me che ci sono mille cose dietro. Poi ovvio, il merito è anche delle piattaforme come Spotify, YouTube, l’etichetta, le scelte dell’artista. Dipende da tante cose. Ci sono stati molti artisti che nel giro di tre mesi, tanti saluti. Scelte sbagliate.
Domanda a nome dei fan: ma pezzi come "Fenomeni" li sentiremo mai sulle piattaforme ufficiali?
Guarda, faccio che dirlo a te così poi non ne parliamo più. Sono pezzi di fine 2016 che non so come—mi è capitato altre mille volte, anche col disco—ma me li hanno leakati. Non so davvero come/quando/chi ma qualcuno ha trovato ‘sti pezzi e li ha cacciati su YouTube. Sono di diversi periodi ma bene o male sono tutti pezzi del 2016. E sono pezzi che non sarebbero mai dovuti uscire. Ce li avevo lì per avere altre ispirazioni; magari Fenomeni volevo pure riprenderlo e farlo uscire come si deve. Ora che è leakato non posso farlo più.
Capo Plaza

Capo Plaza

© Press

Però magari uno dei motivi di questo successo di "Fenomeni" è anche il leak.
Infatti mi chiedono tutti di quel pezzo. Ormai raga ve lo ascoltate così, è gratis. Offro io. Bomba, almeno è uscito.
Tu stai ancora a Salerno?
No, abito qui a Milano ora. Non ho ancora casa qui però intanto ho preso un Airbnb.
Non ti manca Salerno? Come se l’avessi un po’ tradita?
No, tradita no. Anche perché chi mi conosce davvero sa bene quanto ci tengo alla mia città. Penso che si capisca da quanto ne parlo nei pezzi, da come la collego sempre con ogni città di cui tratto, che sia Parigi o Milano. Poi, se si amplia il mio immaginario bene, ma la mia base rimane là, e il mio cuore. Penso non sia una mancanza di rispetto andarsene. Se un fenomeno nasce a Salerno e gioca a calcio nella squadra della città, deve andare via per fare il salto di qualità. Ma questo non significa che hai dimenticato la tua città. Io rappresento Salerno a Milano, io sono la rappresentanza della mia città ovunque vado. E ora lo sarò anche in Europa.
Hanno qualcosa in comune Salerno e Milano?
No, sono due posti completamente diversi. Come modo di vivere: da noi si vive molto meglio, la gente sta tranquilla, c’è il mare. La mia città è la più bella del mondo secondo me. Ma se hai delle ambizioni e vuoi vivere determinati contesti, allora meglio stare qui. Ho passato anni a fare su e giù, ma non ti dirò mai che preferisco Milano a Salerno. Anche le persone non sono uguali, qui c’è una mentalità molto più incentrata sul lavoro, sulla carriera.
E Sanremo ti piace come città?
Non mi ha mai sfiorato l’idea di andare al Festival. Non faccio musica per arrivare a chissà che pubblico o andare in TV. A me interessa sfondare per i fatti miei, coi miei mezzi, ma non giudico chi ci va. Se un mio amico ci andasse, tiferei per lui, bella per lui. Però non mi rappresenta, è come quando ti devi mettere una maglietta che non è tua. Magari è troppo appariscente per te. Mi piace la canzone del ragazzo che ha vinto quest’anno. Mi ha fatto piacere.
Sei mai stato stanco di indossare una “maglietta”? Tipo: l’immagine da duro che ha il trapper. Non è stancante tenerla costantemente?
Secondo me ognuno me deve fare il cazzo che vuole. Se vuoi fare trap puoi anche metterti le collane o lo smoking che le cose non cambiano. Non mi sono mai sentito con la pressione del personaggio, non ho questo problema. Capo Plaza è Luca e Luca è Capo Plaza. Non c’è distinzione da quello sopra il palco e quello fuori. L’importante è che prima di un trapper tu sia un rapper. Se non sai rappare non vai da nessuna parte. Io comunque non vivo col peso di dover fare il duro. Sono semplicemente un tipo molto chiuso di mio, anche sui social faccio vedere la mia vita. A volte sono chiuso pure con gli amici. Questa cosa può essere intepretata male, come se stia facendo il duro.
Con la fidanzata ci parlerai però, spero.
Sì [Capo si gira verso la fidanzata], con lei parlo. E con i miei amici stretti. Ma sono quello che sono, non c’è nessun personaggio. Chi mi conosce lo sa. Tutte le persone con cui collaboro sono così, sincere come me. Poi ci sono quelli che recitano una parte, ma non ci ho mai avuto a che fare. Stanno male loro, io la mia vita me la godo.
Parliamo della tua “Tesla” con Sfera e Drefgold. Come mai una Tesla e non un’auto più zarra?
Seguo molto la scena americana, e vedevo nei video e nelle stories questa macchina elettrica con le porte che si alzano ad ali di gabbiano. Mi sono informato e mi è piaciuta. Quando ero in studio con Dref e Sfera ci siamo detti “Ok, facciamo ‘sto pezzo.” Come lo chiamiamo, come non lo chiamiamo, allora io ho detto: “Raga, se lo chiamiamo Tesla facciamo una roba nuova!” E Sfera fa: “Però ho fatto ‘Lamborghini’, poi ‘Scooteroni’: allora mi apro una concessionaria!” Allora gli ho detto che Tesla significa innovazione, futuro, la nuova wave, è la freschezza, il futuro. Anche il video se ci fai caso è molto futuristico. Poi io sono super appassionato di macchine lussuose. Non so se si capisce dai miei pezzi.
Si capisce decisamente. Ma quindi un argomento come l’ecologia non c’entra molto con la trap.
No, non c’entra un cazzo. Se è figo e suona bene, bomba. Però scusami non parli di ecologia se fai la trap. La trap ha le sue tematiche, e da quelle più di tanto non ti puoi allontanare. Se sei un genio e ti inventi un altro modo di fare la trap, tanto di cappello.
La trap però va talmente veloce che ormai sei già un senior. Se ti chiedessi nuovi nomi da tenere d’occhio?
Su tutti, Philip, un ragazzino di Milano del quartiere Prealpi. Prima si chiamava Philip Plane, ora solo Philip. Poi c’è ’sto ragazzino di Barona che si chiama V Six, poi Yamba di Roma, un ragazzo che spacca. Poi Enzo Dong, che deve ancora mostrare tutto il suo potenziale. Però in generale, ascoltate Philip, raga. Apprezzo molto il movimento Soundcloud rap che sta esplodendo in Italia.
E di recente cosa hai ascoltato?
Ascolto prevalentemente roba americana o francese. Ora sto ascoltando tutti i giorni il disco di Gunna e quello di Offset.
C’è un lato oscuro di questo lavoro? Sei comunque molto giovane: hai ansie da prestazione?
Quello sì, nessuno ti conosce davvero. Ti vedono là nei video come personaggio ma comunque sei una persona. Io ho problemi miei di autostima, ansie e insicurezze, voglia di prendere e di mollare tutto. Cose che provano tutti, anche tu.
Vero.
Non sto passando proprio un bel periodo, fra persone che consideravo fratelli e ora non ci parlo più e una famiglia lontana. Devo ancora imparare a gestire tutto, perché non avevo manco vent’anni e sono stato lanciato come una catapulta. C’è un lato oscuro di me che conoscono in pochi. Non è tutto bello in questo lavoro. Devi rinunciare a tante cose, più vai in alto devi rinunciare a cose a cui tieni tanto. Ma è questo sporco gioco. Nel letto sei solo, che sei in una villa o in una popolare, quando chiudi gli occhi sei da solo con te stesso. Magari potrai pensare che gli artisti famosi stanno bene perché c’hanno i soldi. Seh, il cazzo. Io mio padre e mia madre non li vedo da mesi, nemmeno mia sorella. È pesante, specie per me che sono del Sud. Amicizie perse, gestire tante cose insieme… è difficile, bro. Arrivi a un punto che vorresti solo scoppiare e scomparire. Ti dici “mi sto facendo la mia vita, sto facendo le cose giuste, ce la farò tra un anno”. Però non è facile.
Vorresti fuggire da Capo Plaza.
No, perché come ti dicevo sono sempre io. Dico che vorrei tornare a quando facevo musica all’inizio, a entusiasmarmi per dei pezzi che mi facevano saltare. Divertirmi e andare in studio senza sentire la pressione di fare una hit. Raga, penso che se fai una hit è impossibile farne un’altra due mesi dopo. È come fare un film colossal e dopo farne altri tre o quattro che non sbancano il botteghino ma comunque ti posizionano, ti portano bei risultati. Mentre prima lo facevi perché ti faceva vivere. Ora lo fai perché ti fa vivere ma ti deve fare anche lavorare, ti deve dare il pane.
Tempo per lo svago ne hai però, e Milano in quel senso aiuta.
Quello sì, ma conta che io Milano me la sono già vissuta anni fa. La prima volta che sono venuto qui a fare serata avrò avuto tredici anni. Avrò preso più di 150 treni per venire qua, l’ho girata tutta. Sono arrivato a un punto in cui la conosco come le mie tasche. Non dico strade ma locali e serate.
Però è un vantaggio arrivare a 20 anni a Milano e aver già fatto tutto.
Questo è una parte del lavoro. Non è solo arrivare a 20 anni e fare doppio platino, è anche avere 14 anni senza lavoro, pagarsi il biglietto del treno e spegnere il cellulare. Mia madre manco sapeva dove cazzo stavo. Io ero qui a conoscere gente. Il mio lavoro è iniziato così. A nove anni sapevo già che avrei fatto il rapper. Ora sto facendo il rapper.
Eri precoce anche in altro, oltre che la musica?
Ti dico la verità, mia madre mi ha sempre detto che qualsiasi lavoro avrei fatto sarei riuscito a distinguermi. Probabilmente, avessi scelto di fare il giornalista, a quest’ora sarei il tuo capo.