Vi proponiamo questo gioco. Prendete un foglio bianco e disegnate una bicicletta. Una qualsiasi, quella che vi viene: a canna dritta, storta, una Graziella, una MTB, da corsa o un tandem. Da appassionati di bici non dovreste avere grandi difficoltà, è una sagoma che conoscete a memoria. L'artista e designer italo-americano Gianluca Gimini per 6 anni ha sottoposto a questo gioco-esercizio amici e conoscenti di ogni età: ne sono venuti fuori 376 schizzi, tutti molto diversi tra loro, tutti molto particolari. Il risultato si è rivelato raramente vicino alla realtà, e per dimostrarlo Gimini ha deciso di progettare in 3D le bici disegnate. Quella che ne è uscita è "Velocipedia", una collezione di bici uniche, perchè impossibili, spesso corredandole con componenti di alto livello, come per renderle sempre più verosimili.
Come ti è venuta questa idea?
«L’idea è nata in modo del tutto casuale: nel 2009 ero al bar con un amico e si parlava di ricordi adolescenziali imbarazzanti. Mi tornò alla mente un episodio delle scuole medie in cui un mio compagno fu spiazzato da una domanda sul funzionamento della bicicletta. L’escalation di incertezze culminò col professore che chiedeva: «Ma almeno sapete se la catena è attaccata alla ruota davanti o a quella dietro?». Lo studente rispose esitante: «A quella davanti». Grasse risate con il mio amico, che poi provò a disegnarne una su un tovagliolo, fallendo miseramente. Da quel giorno cominciai a sottoporre il quesito ad amici e parenti raccogliendo moltissimi esiti del tutto devianti rispetto alla realtà. Presto allargai il sondaggio agli sconosciuti, cominciando a maturare l’idea di sviluppare delle immagini foto-realistiche di quelle che andavo raccogliendo».
Come immagini la bici del futuro?
«Questa è una domanda difficile per me. La bicicletta, nella mia personale visione è un oggetto perfetto com’è. Sono un fiero utilizzatore e possessore di tre bici tutte d’epoca e non ho nessuna aspettativa di sul piano della tecnologia e della performance del mezzo. Immagino e auspico un futuro in cui la bici sia un mezzo di trasporto da preferire all’automobile in quante più circostanze possibile. Credo che il grosso del lavoro in Italia sia da fare sulla ciclabilità delle strade, sulla facilità del trasporto in treno e forse in parte anche sulla cultura. Nel mio futuro vedo una cargo bike».
Il progetto avrà un'evoluzione?
«Sta avendo varie evoluzioni. Alcune gallerie che lo hanno ospitato in mostra hanno deciso di proporre l’attività di disegno della bici a memoria ai visitatori e a me è stato affidato il compito di scegliere uno o più sketch e trasformarli in render. In un caso, a Parigi, il concorso è stato aperto ai bambini delle scuole con la richiesta di disegnare, non l’archetipo della bici, ma una ipotetica bici ideale. Poi ci sono state altre attività simpatiche legate al progetto, non ultima la mia partecipazione all’evento Drahtesel organizzato a Mannheim come giurato in un concorso di bici autocostruite».
Tutte le foto del progetto le trovate a questo LINK.