Sul podio del Sachsenring
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MotoGP

72 ore con Jorge Martín: il weekend che ogni pilota di MotoGP™ sogna

Siamo stati al fianco di Jorge Martín, scintillante talento della MotoGP™, nel weekend in cui ha dominato il GP di Germania: scopri di più sul pilota spagnolo.
Di Red Bull Team
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Le note di "Eye of the Tiger" escono in continuazione dagli altoparlanti mentre, in un tripudio di risate, Jorge Martín innaffia tutti i membri della sua squadra con la bottiglia di prosecco che arriva direttamente dal podio del Gran Premio di Germania.
Lo spagnolo e il suo team avevano tutti i motivi del mondo per festeggiare con entusiasmo: Martín infatti in quel weekend è riuscito a vincere non solo la gara della domenica, ma anche la Sprint Race del sabato pomeriggio. Noi siamo stati al suo fianco per tutto il fine settimana, seguendolo passo dopo passo in quello che si è rivelato essere il weekend che ogni pilota di MotoGP™ sogna di poter vivere almeno una volta in carriera.
Sono andato da Jorge già al giovedì, incontrandolo sul camion del suo team nel paddock del Sachsenring. È in ritardo - come al solito - ma arriva con un largo sorriso, un saluto affettuoso e chiedendomi come sto. È stato uno dei primi piloti che ho intervistato nel 2018 e, a pensarci bene, anche quella volta abbiamo iniziato esattamente allo stesso modo.
Io ero un reporter e un commentatore agli inizi, lui era all'alba di quella che sarebbe stata una stagione culminata con la conquista del Titolo Mondiale in Moto3™. Ora si presenta con qualche tatuaggio e qualche cicatrice in più, una catena apparentemente molto costosa e delle scarpe parecchio appariscenti, ma non mi occorre molto tempo per capire che, oltre le apparenze, è lo stesso ragazzo che ho incontrato prima dei suoi successi in questo sport: un atleta motivato e infaticabile, con la ferrea volontà di godersi le gioie che solamente questo tipo di vita può regalare.
Jorge Martín durante il weekend del GP d'Olanda 2023

Jorge Martín durante il weekend del GP d'Olanda 2023

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La sua, comunque, è una carriera che non è decollata sin dall'inizio:
Stava andando tutto bene fino al 2008, dopodiché è come se fosse crollato tutto
“Stava andando tutto bene fino al 2008, dopodiché è come se fosse crollato tutto. È stato un periodo difficile: mio padre lavorava nell'industria finanziaria e mia madre invece vendeva cucine. Purtroppo, entrambi hanno perso il loro lavoro".
Jorge aveva 10 anni quando la crisi economica ha iniziato a colpire più duramente la Spagna: l'età, dunque, quando la maggior parte delle famiglie dei piloti devono decidere se puntare al professionismo oppure se rinchiudere definitivamente in un cassetto il sogno del proprio figlio. Nel 2011 tutto sembrava perduto, fino a quando Jorge non è stato invitato a un evento di selezione della Red Bull MotoGP Rookies Cup.
Un giovane Jorge Martín durante la stagione 2012 della Red Bull Rookies Cup

Un giovane Jorge Martín durante la stagione 2012 della Red Bull Rookies Cup

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Il campionato si piazza immediatamente al di sotto del Campionato del Mondo della Moto3™, ed è una competizione che permette alle famiglie di minimizzare i costi. Se riesci a ben figurare nella Rookies Cup, le probabilità di essere preso da un team del Motomondiale sono prossime al 100%.
“All'epoca non pensavo che quella sarebbe stata la mia unica chance: avevo 13 anni, ero soltanto un bambino, pensavo solamente a divertirmi... sapevo però che non avrei avuto molte altre possibilità e che quindi avrei dovuto trarre il massimo da quella particolare giornata".
Non credo ci possa essere una pressione maggiore di quella, è semplicemente impensabile: parliamo di situazioni da "tutto o niente"
Jorge è stato scelto al termine di quella giornata, e nel mondo della Rookies Cup ha trascorso tre anni fino al titolo conquistato nel 2014: "In quell'anno la mia mentalità è cambiata moltissimo. Non si trattava solamente di avere la pressione del favorito e di essere quindi costretto a vincere, ma anche di sapere che quella sarebbe stata l'unica strada percorribile: vincere o andare a casa. Non credo ci possa essere una pressione maggiore di quella, è semplicemente impensabile: parliamo di situazioni da 'tutto o niente'. Fortunatamente, alla fine è stato 'tutto'".
Il fatto che Jorge ci sia riuscito non vuol dire che la stessa cosa accada a chiunque: lo spagnolo, anzi, ammette che il 95% dei piloti con un background simile al suo non riescono a diventare professionisti. Mi sono quindi permesso di chiedere a Jorge perché lui sia stato uno dei pochi ad avercela fatta, sentendomi rispondere che "i momenti difficili rendono le persone più forti" e che dovendo guidare non il mezzo migliore del lotto ai tempi delle gare sulle minimoto da 70cc è stato praticamente costretto a sviluppare al massimo il proprio talento per riuscire ad andare più veloce e vincere le gare. La sua famiglia non ha mai speso soldi per delle vacanze all'estero mentre molti dei suoi coetanei viaggiavano fino a New York o ai Caraibi, e forse anche questa (seppure quasi irrilevante) differenza può avere rappresentato un ulteriore spinta verso il successo in pista
Jorge sulla strada per il titolo della Red Bull Rookies Cup 2014

Jorge sulla strada per il titolo della Red Bull Rookies Cup 2014

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Martín viene definito da moltissimi addetti ai lavori come uno dei piloti di maggiore talento che ci siano attualmente in MotoGP™. È oggettivamente esaltante da guardare, sia che si trovi in gara in mezzo ai suoi avversari sia che sia alle prese con un giro veloce. Anche gli uomini del suo team, che ormai lo conoscono da tre stagioni, faticavano a credere come riuscisse a frenare su una sola ruota alla insidiosa staccata in discesa della prima curva del Sachsenring. Ogni volta sembrava dovesse arrivare lungo e finire largo o peggio, e invece non è mai accaduto nulla di tutto ciò. Nessuno degli altri piloti riusciva a interpretare quella curva allo stesso modo.
C'è però un contraltare piuttosto rilevante connesso a questa guida da tutto-o-niente o, come l'ha definito lui stessa, in questo approccio da "una vita da curva a curva". Correre così, infatti, ha regalato al #89 ben più di qualche infortunio nel corso della sua carriera.
Martín si è unito alla Ducati e al team Pramac Racing nel 2021, e nel corso di quello che era solamente il suo secondo weekend in MotoGP™ è riuscito ad assicurarsi la pole position nella gara di Doha (conclusa peraltro con un podio). È stato un risultato davvero strabiliante, ma il ritorno alla realtà - avvenuto nella gara successiva in Portogallo - non avrebbe potuto essere più brutale.
Jorge Martín sorridente nel weekend del GP del Qatar 2021

Jorge Martín sorridente nel weekend del GP del Qatar 2021

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Uno spaventoso incidente occorsogli durante le prove lo ha infatti scaraventato nella ghiaia, lasciandogli in eredità diverse fratture al polso, al ginocchio e alla caviglia. Jorge ha dovuto saltare ben quattro gare per i postumi di quella caduta, arrivando addirittura a valutare l'opzione di gettare del tutto la spugna per via del rischio corso.
Una volta tornato in sella, però, lo spagnolo ha avuto bisogno di altre quattro gare per salire nuovamente sul podio, questa volta sul gradino più alto. No, non avete sbagliato i calcoli: Jorge Martín ha avuto bisogno di disputare solamente 6 GP prima di conquistare la sua prima vittoria in carriera in MotoGP™. Jorge ha quindi iniziato il 2022 con aspettative altissime, ma qualche difficoltà di troppo incontrata nell'adattarsi alle caratteristiche del motore della nuova Ducati lo ha costretto ad accontentarsi di una stagione senza vittorie. A rendere più amaro il boccone ha inoltre provveduto la scelta del team ufficiale, che ha deciso di promuovere Enea Bastianini al fianco di Francesco Bagnaia all'interno del team ufficiale al termine di una stagione che ha visto il #23 chiudere al 3° posto in Classifica Piloti con quattro vittorie all'attivo.
Ma bisogna sempre fare attenzione a cosa si desidera: le corse sono un gioco davvero capriccioso e imprevedibile. Nel 2023, infatti, non solo il motore della Ducati è tornato ad avere delle caratteristiche più in linea con lo stile di guida di Jorge, ma è stata introdotta la Sprint Race in ciascuno dei weekend di gara della MotoGP™. Inutile dire che una gara disputata su metà della distanza canonica - e pensata quindi per un approccio da tutto-o-niente - sia pane per i denti dello spagnolo, che ha infatti finora ben figurato in tutte le gare del sabato pomeriggio.
Due podi conquistati nelle prime tre Sprint Race, la vittoria centrata nella Sprint Race del GP di Francia e due visite sul podio alla domenica hanno preparato il terreno per quello che, in Germania, si è rivelato essere il weekend perfetto per Martín. Allo stesso tempo, la stagione 2023 di Bastianini si è rivelata un vero e proprio calvario: il #23 è infatti riuscito a disputare solamente una manciata di km della prima Sprint Race stagionale prima di essere coinvolto in un incidente che gli è costato la frattura della scapola e che lo ha costretto a saltare praticamente tutta la prima parte della stagione.
Il team esulta con Jorge dopo la vittoria ottenuta nel GP di Germania

Il team esulta con Jorge dopo la vittoria ottenuta nel GP di Germania

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Ho vissuto l'intero GP di Germania dall'apposita "Area ospiti" che si trova nel garage del team Prima Pramac Racing, e ho avuto quindi l'occasione di vedere da vicino anche il padre di Jorge, Angel, che ora fa anche da assistente personale. È lui che si assicura che sia tutto pronto prima di ciascuna sessione, facendo sì che Jorge possa trovare ogni cosa esattamente dove si aspetterebbe di averla: casco, guanti, tappi per le orecchie, cerotto per il naso...
“Sono davvero felice di averlo qui", dice Jorge. "Probabilmente un amico non ti dirà sempre quello che non vuoi sentirti dire, mentre mio padre sono sicuro che farà esattamente questo ogni volta che ce ne dovesse essere bisogno. Mantiene i miei piedi per terra, il che è una cosa molto positiva".
Per coloro che si fossero imbattuti nell'articolo che racconta le 72 ore passate con lo spagnolo della Moto2™, Pedro Acosta: sappiate che il box di un team di MotoGP™ è completamente diverso da quello delle categorie minori. È ovviamente più grande, ma il personale, i ruoli, gli ospiti, l'organizzazione, la disposizione di oggetti e persone, l'impossibilità di fare foto e video quando le moto sono prive di carena... fa tutto parte di quello che sembra un mondo a parte.
Dopo ciascuna sessione, ogni singolo pilota di MotoGP™ è atteso a un debrief circondato da almeno sette o otto ingegneri, pronti a carpire ogni singola parole e aiutarlo così - attraverso opportune modifiche - a esprimersi al meglio in pista. A spiccare, in questo caso, è la forza del rapporto che lega Jorge agli uomini della sua squadra. Moltissimi team si definiscono una "famiglia", ma sono sempre stato piuttosto scettico in merito a questa definizione: credo che lo sport sia principalmente un business, dopotutto. Questa squadra trasmette però una sensazione differente, regalando qualcosa che solamente a sprazzi avevo visto nel team di Acosta.
Jorge lotta per la vittoria al Sachsenring

Jorge lotta per la vittoria al Sachsenring

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Martín in Germania è riuscito a vincere non solo la Sprint Race, ma anche - e soprattutto - la gara della domenica. Il GP tedesco, finora rivelatosi il più emozionante e combattuto dell'intera stagione, ha visto lo spagnolo trionfare su Bagnaia per appena 64 millesimi. Meno, per intenderci, della lunghezza di una moto.
Grazie all'ottimo risultato maturato al Sachsenring Martín ha potuto iniziare la pausa estiva da secondo in classifica, consapevole del fatto che ci siano ancora 24 bandiere a scacchi da sventolare prima che anche questa stagione della MotoGP giunga al capolinea. Tuttavia, nonostante ci siano ancora moltissimi km da percorrere, quando nelle interviste post gara gli è stato chiesto se si sentisse coinvolto nella lotta per il titolo ha insistito: "Il Mondiale non è un qualcosa a cui sto pensando in questo momento. Voglio lottare per le vittorie perché so di avere bisogno di ciò per aumentare la mia confidenza con loro: finora ho maturato confidenza con i podi, ora sento di averla sviluppata anche con le vittorie".
Finora ho maturato confidenza con i podi, ora sento di averla sviluppata anche con le vittorie
Non so voi, ma mi sembra esattamente la frase che mi aspetterei di sentire da un pilota che in cuor suo sa di potere ambire al Titolo Piloti in MotoGP™.
Non lasciate che le collane, i tatuaggi, le sneakers, la casa in montagna sui Pirenei o qualsiasi altra cosa vi confonda le idee: qualunque sia il risultato maturato quest'anno o nella prossima stagione, a prescindere dal numero e dal tipo di trofei ottenuti, Jorge continuerà a mantenere la stessa attitudine umile e determinata che gli ha permesso di arrivare fin dove è ora:
“Un mese fa ho comprato la mia prima supercar, una Porsche 911 Turbo S, e non nascondo che ho faticato non poco a iniziare a guidarla in strada perché... mi vergognavo un po', dato che le persone mi guardavano mentre ero dentro. Non è una sensazione con cui mi trovo a mio agio".
"Però, sai, giochiamo con le nostre vite ogni volta che scendiamo in pista, ci alleniamo ogni giorno per quattro o cinque ore: penso che qualsiasi cosa io sia in grado di ottenere è perché la merito. Rimarrò sempre dell'idea che la cosa da mettere al primo posto sia la famiglia, ma nel mentre si tiene bene a mente questo concetto credo ci sia anche bisogno di godersi le cose".

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