Lorenzo Bertelli è l’unico pilota italiano nel Mondiale di rally, e da domani lo vedremo in azione nel Rally di Polonia, settima tappa del WRC 2016. Classe 1988, milanese, ha mosso i primi passi nella disciplina a 23 anni, tardi rispetto a molti suoi colleghi. Un’avventura iniziata nel 2010 quasi per gioco complice un corso di guida che lo ha portato al debutto nel campionato italiano asfalto, alla guida di una Fiat Abarth R3T 500, prima di prendere contatto con il Monza Rally Show su Renault Clio R3.
La voglia di spingersi oltre nel 2011 lo porta a salire sulla Mitsubishi Lancer Evo IX in prestigiosi rally come Monte Carlo, Sardegna, Spagna (debutto nel Mondiale) e Galles. Proprio in terra gallese, nel 2012, conquista la sua prima vittoria nella classe 3 del WRC con la Subaru Impreza STi chiudendo decimo in campionato.
Il 2013 in WRC2 è un anno difficile con 8 ritiri su 12 gare nonostante il passaggio alla Ford Fiesta (RRC prima e R5 poi) con cui conquista il primo podio in Sardegna. Lo stesso rally in cui anno dopo, Lorenzo centra il primo successo importante entrando stabilmente tra i top 3 della categoria. Nel 2015 una terza stagione nel WRC 2 sembra la scelta naturale ma Lorenzo decide di sfidare sé stesso con un salto nella massima serie del WRC. Dal debutto all'elitè dei rally in sole 4 stagioni.
La mancanza di esperienza si fa sentire ma con il suo Fuckmatiè Team centra la top ten in Finlandia e Galles. E nel 2016, con il supporto del team M-Sport, si migliora ancora conquistando un ottavo posto in Messico. Corre sempre da privato e i mezzi non gli mancano, visto che Lorenzo è il primogenito di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli.
Ma se "i piloti con la valigia" sono da anni una costante del motorsport, in uno sport come il rally non contano solo i soldi ma soprattutto la testa. Avere una laurea in filosofia con Massimo Cacciari non può che aiutare nell'affrontare le gare del WRC.
Lo abbiamo raggiunto in concomitanza del Rally di Sardegna. L'erede di Prada sembra avere le idee chiare e appare lontano dal mondo glamour della moda. Dopo l’amaro ritiro dopo la PS12, con il navigatore Simone Scattolin finito in ospedale, riconosce serenamente le sue responsabilità e vede il bicchiere mezzo pieno.
Lorenzo, il Rally di Sardegna non si è chiuso come vi aspettavate…
E’ stato un mio errore. Era una curva che conoscevo molto bene anche se il passo è cambiato tante volte in questi anni. Quando sono arrivato alla curva sono andato a memoria senza seguire le note e siamo arrivati lunghi….Fortunatamente Simone sta bene. Sta facendo qualche seduta di fisioterapia ma non ha riportato nessuna lesione. Salterà i test pre-Polonia (il prossimo rally, ndr) ma per la gara ci sarà. E sono fiducioso perchè non avevamo mai avuto un passo così buono.
Due anni fa, invece, c'era un clima di festa. Che ricordi hai?
Ho ottenuto la mia prima vittoria nel WRC2. E' l’immagine più bella della mia carriera e non solo perché è stata la mia prima vittoria nel Mondiale ma anche perché ho consacrato la mia stagione. Siamo stati in lizza per vincere il campionato fino alla fine. Il titolo è sfumato per soli 3 punti ma ce lo siamo giocati in tre nell’ultima gara.
Lo scorso marzo, in Messico, hai ottenuto il miglior risultato in carriera. Te lo aspettavi?
Potevamo riuscirci anche in Svezia e anche in Argentina ma abbiamo avuto un problema al turbo della macchina. Quest’anno ho il passo per essere sempre nei primi 10. Poi, come è ovvio, la gara riserva sempre delle sorprese. Spesso amare.
Hai fatto il tuo apprendistato in WRC2 e ora hai alzato l’asticella. Sei soddisfatto o pensi di poter fare meglio?
L’anno scorso non ero soddisfatto ma a questi livelli è impossibile rendere al meglio da subito, poi ho deciso di cambiare navigatore. Penso di avere ancora margine di miglioramento e un buon potenziale. Poi a fine stagione tireremmo le somme.
Hai cambiato molti navigatori negli ultimi 2 anni: da Bernacchini a Granai, e ora Simone Scattolin. Com’è il feeling con lui?
E’ ottimo. Stiamo migliorando continuamente. Il navigatore ha un ruolo fondamentale. Dalle note al passo. E’ un grande punto di riferimento.
E con la Ford Fiesta?
L’anno scorso era una macchina nuova e per cercare di essere maggiormente competitivo mi affidavo agli input degli altri piloti. Da quest’anno, invece, le cose sono cambiate e prendo io tutte le decisioni.
Ti sei battuto in prima persona in nome della sicurezza e per avere una rappresentanza ufficiale dei piloti...un segnale forte. E’ stato colto?
Sì. Alla fine ce l’abbiamo fatta. In Messico ci siamo incontrati e qualcosa si sta muovendo. Chiaramente ci sono molti piloti che sono stipendiati dalle case e che non possono permettersi di prendere certe posizioni. Se non fosse così saremmo stati più compatti. Era importante lanciare questo messaggio e ci siamo confrontati. E’ cambiato qualcosa, ora veniamo più ascoltati ma stiamo ancora lavorando.
Un altro messaggio lo hai mandato dopo il brutto incidente dello scorso anno che ti è capitato in Portogallo...
Alla fine era un messaggio unico perché il tema era sempre lo stesso, quello della sicurezza. Lo interpreto come un ennesimo sintomo che qualcosa non funzionava. Se dopo che premi il bottone dell’SOS non succede niente, lo ritengo qualcosa di molto grave.
In quell’occasione la FIA ti ha un po’ discriminato per via delle tue origini benestanti. Che idea ti sei fatto?
Dopo il commento della FIA (di Carlos Barbosa, presidente Commissione FIA WRC), sono arrivate delle scuse private e abbiamo deciso di chiudere qui la vicenda senza intraprendere le vie legali. Lo abbiamo fatto per noi stessi ma anche per non dare un’immagine negativa o gettare fango sul WRC.
Come l’hanno presa in famiglia quando hai iniziato a gareggiare ad alti livelli?
Mi hanno sempre supportato con una condizione: affrontare l’impegno in modo serio e professionale, non come se fosse un gioco.
Ti ispiri a qualche pilota o hai ricevuto dei consigli?
Non ho nessun idolo in particolare. Mi piaceva molto Petter Solberg con la sua Subaru Impreza WRC blu. Ho conosciuto e avuto a che fare con molti dei piloti italiani: Paolo Andreucci, Umberto Scandola (anche lui wild card con Skoda in Sardegna, ndr), Giandomenico Basso, Renato Travaglia. Quello con il quale ho avuto scambi più frequenti e sono in ottimi rapporti è Basso anche per via di Lorenzo Granai, nostro stesso navigatore.
Cosa ti piace oltre le auto?
Mi piacciono molto le moto e spesso vado a fare dei giri in pista al Mugello con gli amici, è una passione forte che quando posso pratico. Seguo anche la MotoGP e la SBK, un po’ meno la Formula 1. Conosco Valentino Rossi, che ha Carlo Cassina (team manager, ndr) come navigatore al Monza Rally Show.
In MotoGP nel 2015 ne abbiamo viste di tutti i colori. Che idea ti sei fatto?
Non credo ci sia stato un biscotto, secondo me Lorenzo ha fatto il suo. Ho detto a Valentino che secondo me Marc Marquez ha gettato al vento una grande occasione. Voleva diventare superiore a Rossi ma ora la sua immagine a livello mediatico si è un po' bruciata. Poi resta un pilota formidabile.
Cosa fai quando non corri nel Mondiale e non lavori per Prada?
Ho sempre giocato a calcio. E' una grande passione: sono tesserato in seconda categoria per una squadra di Milano anche se ora tra tutti gli impegni non riesco più a giocare. Faccio solo gli allenamenti per tenermi in forma.
A proposito di calcio: da tifoso del Milan cosa speri che succeda?
Credo che Berlusconi sia un po' stanco e a volte pensi di passare la mano. C’è la tendenza di considerare gli sport di squadra come se fossero una proprietà intellettuale. La società, alla fine dei conti, è dei tifosi e degli appassionati e non una cosa propria, anche se ovviamente la proprietà ci mette i soldi.
Single o fidanzato?
Sono fidanzato da gennaio, ed è cambiato qualcosa anche a livello personale.
Com'è il tuo rapporto con i social network?
Li uso come pilota ma non nella mia vita privata. Trovo che sia qualcosa di cui non abbiamo bisogno. Infatti non ho Facebook, dove c’è solo il profilo del team, e uso Twitter solo col mio profilo da pilota. Certamente sono un ottimo strumento quando devi fare marketing.
Nonostante la tua popolarità, le informazioni su di te scarseggiano…
Non sono un grosso frequentatore di feste o di eventi mondani. Diciamo che sono un tipo tranquillo.