Per chi vi scrive, Michael Jeffrey Jordan è Dio.
Anche tale Larry Bird sarebbe d'accordo – la definizione, «era Dio travestito da Michael Jordan», la coniò proprio la leggenda bionda dopo una partita in cui il 23 gli mise 63 punti in faccia. In pieni playoff.
Motivo per cui, per Larry e il sottoscritto, martedì scorso è come fosse stato Natale: Sua Divinità ha festeggiato il 52esimo compleanno.
Per celebrarlo al meglio, di seguito ripercorreremo la storia del più grande giocatore di basket mai sceso sulla Terra attraverso le sue manifestazioni videoludiche.
Sia chiaro, non (solo) una passeggiata nostalgica o da cultura retro ludica. Le simulazioni cestistiche qui in rassegna testimoniano: 1) l'attenzione di una delle più grandi icone sportive di sempre - per estensione dello sport tutto - nei confronti della crescente influenza culturale ed economica del videogioco. Basti pensare che nell'ultimo Nba2k la superstar Kevin Durant ha monitorato personalmente alcune fasi di sviluppo, nonché richiesto, in una clip fatta in casa, di ripristinare la serie dedicata al campionato collegiale. 2) l'evoluzione tecnologica sbalorditiva negli ultimi 20 anni. 3) una convergenza armoniosa di marketing, co-branding e progresso tecno-ludico. Con strategie di monetizzazione che oggi, per esempio, consentono in un gioco di farsi allenare dai campioni previe microtransazioni. 4) una precisa indicazione su quanto sarebbe stato di lì a poco. Ergo, nei titoli più recenti, su quanto ci potrebbe riservare il futuro.
Palla al centro, it's game time.
Jordan vs Bird: One on One (1988, IBM PC / Commodore 64 / NES / Sega Mega Drive / Game Boy)
L’uno contro uno che consolida la prima intuizione di Eric Hammond, sviluppatore di Electronic Arts, e ne ribadisce la formula vincente: due atleti da copertina (i primi erano stati Julius “Dottor J” Erving e ancora Bird, nel 1983) con stili di gioco antitetici (tiro da fuori per il 33 dei Celtics, penetrazioni volanti per Michael). Grafica non eccelsa nemmeno per i canoni dell'epoca, ma animazioni notevoli. E, piccolo dettaglio, il nome di Jordan usato prima di quello dell'avversario, allora ben più titolato di lui. Anche gli universi ludici sembravano constatare l'arrivo in città di «un nuovo sceriffo» (di nuovo, Bird dixit).
Nba Playoff Series (1989 - 1992, NES / SNES / Sega Mega Drive) + Team USA Basketball (1992, Sega Mega Drive)
Una debacle: la sensazione che ogni anno i videogame sportivi non facessero che aggiornare i rooster ufficiali senza reali evoluzioni. Fino al titolo dedicato alle Olimpiadi di Barcellona, quelle del Dream Team di Jordan, Magic e Bird. L'approccio dei titoli, in cui è difficile addirittura riconoscere i giocatori in campo, sembrerebbe fare il paio con il Michael olimpionico, più interessato al golf che alle prestazioni sul parquet. Diventato il simbolo della pallacanestro mondiale, il Jordan dei primi anelli Nba è comunque sfoggiato in tutti e quattro i titoli.
Michael Jordan in Flight (1993, DOS)
Jordan è ormai il re indiscusso della collina. Questo gioco ne sfrutta immagini digitalizzate e sequenze - a mo' di cut scene - in cui MJ si complimenta per un buon tiro o per una penetrazione efficace. Invero interrompendo il flusso di gioco.
Sono notevoli tuttavia la grafica tridimensionale e l'ambientazione spoglia, essenziale, capace di dare una dimensione quasi spaziale a una simulazione di pallacanestro. Come se Stanley Kubrick si fosse messo a sviluppare videogame sportivi.
Michael Jordan: Chaos in the Windy City (1994, SNES)
Prendete Ghosts 'n Goblins, Double Dragon e le dinamiche classiche di un qualsiasi platform, infilateci Sua Maestà dell'Aria e otterrete Chaos in the Windy City.
Michael domina l'immaginario anche nel caso di videogame bidimensionali a scorrimento orizzontale. Allo scopo di salvare da un rapimento tutti i membri dell'All Star Team e coinvolgerli in una partita di beneficenza, MJ si fa strada fra le piattaforme saltando come gli si confà e devastando gli avversari con tiri dalla distanza o schiacciate da antologia. In fondo, Chaos in the Windy City pare la parafrasi in pixel di quanto accade davvero al Chicago Stadium quasi tutte le sere. E, come nella realtà, il gioco è incredibile e divertente.
Space Jam (1996, PSX / Saturn)
Il passaggio alla piattaforma rivoluzionaria di Sony non giova al sacro 23. Che detenendo personalmente i diritti sul proprio nome e la sua immagine - uno dei tanti colpi di genio del suo agente, David Falk, il Michael Jordan degli impresari - diventa un lusso irraggiungibile anche per le software house più solide. Non è un caso che in tanti giochi del periodo, la presenza di Sua Altitudine non sia nemmeno evocata.
Fa eccezione Space Jam, videoludico frutto della strategia multimediale del blockbuster con Bugs Bunny e i Looney Toons, un tre contro tre in cui Michael rivaleggia con nerboruti alieni al fianco di Duffy Duck, il Diavolo della Tasmania e il resto della scapestrata Tune Squad.
Non si dimentichi che, nel mentre, il mito di Michael è per paradosso ingigantito dal suo primo ritiro.
Ergo, per rivederlo in azione, pure un gioco in cui gli è possibile estendere un braccio per metà campo e raggiungere il canestro sembra imperdibile. Seriamente.
NBA Live dal 2000 al 2003 (1999/2002, PSX / PC / N64) + NBA Street (2001, PS2 / GameCube)
14 giugno 1998, "The Last Shot": a Salt Lake City, con un cambio di direzione a “U”, Michael sdraia Bryon Russell, il giocatore 7 anni più giovane di lui che lo marca, e a una manciata di secondi dalla sirena segna il tiro che regala ai suoi Bulls il sesto anello Nba.
È la fine di un'epoca, “the last dance”, come la chiamano tutti. Si sciolgono i Beatles del basket - un team che sfoggia accanto al 23 anche Scottie Pippen, Dennis Rodman, Ron Harper, Toni Kukoc e, in panchina, Philip “Zen Master” Jackson.
Michael, per un secondo immobile dopo quell'ultima segnatura trionfale, sembra salutare per sempre lo sport che l'ha reso immortale. Si ritira di lì a poco. E questa volta, la sua seconda, quasi tutti credono faccia sul serio.
Inevitabile che sui campetti digitali di Nba Live, uscito a fine anni 90, ricompaia come un'entità superiore. Il boss più difficile da battere in uno contro uno.
Sarà lo stesso nella versione stradaiola della serie, un tre contro tre da playground. In quel caso la sua letalità sarà corredata dai compagni Stephon Marbury e Rafer Alston.
MJ tornerà giocabile negli anni appena successivi, quando anche il Jordan in carne ed ossa deciderà di ricalcare i legni indossando la casacca dei (poi suoi) Washington Wizards. Prestazioni, anche digitali, più modeste.
Nba2k11 – Nba2K15 (dal 2010 a oggi, per ogni piattaforma)
Sono le migliori simulazioni cestistiche mai fatte. Punto. Migliorano di anno in anno non solo grazie a evidenti evoluzioni del comparto tecnico. Ma inventandosi modalità di gioco originali che arricchiscono l’archivio già consistente.
Potremmo fermarci qui e alla constatazione che la serie di 2k Games, oltre a vantare alcuni dei titoli più venduti del settore, è fra le cause della scomparsa momentanea di NbaLive, storico rivale griffato Electronic Arts.
Ma non diremmo una cosa fondamentale per questo articolo: dopo 7 anni di assenza, Michael Jordan torna sui parquet digitali proprio grazie al titolo del 2010. E, al solito, lo fa alla grande, dominandone la copertina con la sua leggendaria casacca rosso-nera e con una sezione di gioco a lui dedicata: in “Jordan Challenge” si è chiamati a replicare 10 fra le performance più celebri del supercampione, da “The Shrug Game” - 35 punti con 6 triple nel solo primo tempo contro Portland – agli oltre 38 punti da realizzare con la febbre a 40 della partita contro Utah dell'11 giugno 1997.
Nei titoli successivi, quelli in cui l'attenzione (anche del marketing) è ovviamente più concentrata su LeBron James, Durant o Blake Griffin, Michael resta comunque una presenza fissa, fra i coach, le stelle giocabili del passato, o con il suo marchio d'abbigliamento ben visibile dappertutto.
The Last Shot (oggi, Pearl Pavillion, New York)
876 schermi led ad alta definizione sistemati in una metà campo regolamentare, pavimento compreso. E la possibilità gratuita e per tutti di ricalcare due fra le azioni più celebri di His Airness, il tiro del 1982 che mise sulla mappa del basket il futuro titano e quell'ultimo canestro contro gli Utah Jazz valso il secondo three-peat dei Bulls.
Succede oggi al Pearl Pavillion di New York, poco distante da Penn Station. Grazie all'installazione “The Last Shot”, ognuno può selezionare l'azione preferita e vederne riprodotti a grandezza naturale il parquet e il pubblico – 250 attori ripresi ad Anheim e agghindati con abiti e baffi d'epoca. A quel punto il giocatore, contro atleti/attori che replicano i movimenti degli avversari del tempo, può decidere se seguire le tracce di Michael proiettate sul pavimento, o improvvisare, mentre il pubblico virtuale reagisce in tempo reale a quanto accade sul parquet.
Tutto è ripreso da una slam dunk camera con tanto di rallentì à la Matrix ed è condivisibile online.
Pensata per celebrare il trentesimo anniversario del brand Air Jordan e allestita durante l'All Star Week End di settimana scorsa, l'installazione è stata realizzata grazie alla collaborazione fra l'agenzia creativa Akqa, la compagnia di videoproduzione Stardust e la linea di abbigliamento sportivo di Michael. È solo l'esempio di come l'intrattenimento del futuro possa con-fondere universi digitali e realtà. Nonché realizzare i sogni. Come quello, reclamizzato da una delle pubblicità più fortunate di sempre, di essere “Like Mike”.
Buon compleanno Sua Maestà.