Diciamo subito che non tutte le grandi domande hanno risposte certe e precise. Soprattutto se ci sono di mezzo i soldi, tanti, e se i tuoi interlocutori sono personaggi come Bernie Ecclestone e i team principal delle scuderie di F1, che di soldi non han proprio voglia di parlare. “We don’t talk about money” fu, qualche anno fa, la gelida risposta, accompagnata da un’occhiata torva, di zio Bernie a un giornalista americano che, abituato alla trasparenza finanziaria dello sport USA, aveva osato affrontare l’argomento in pubblico. La leggenda narra che quel giornalista, nel paddock, non si sia più visto. Ma noi non siamo qui per tramandare leggende, bensì per rispondere a grandi domande.
1. UNA QUESTIONE CONFIDENZIALE
Quindi, quanto costa correre in F1? Dipende da chi sei, è la prima risposta. Perché il budget varia enormemente da team a team, in un range che si stima vada dai 60 ai 75 milioni di euro per i team più piccoli fino ai quasi 300 dei più grandi. Nel 2013, stando ai dati diffusi lo scorso agosto da Autosport Magazine, il budget più alto sarebbe stato quello della Ferrari, con 298 milioni di euro, 18 in più di Red Bull Racing. Cifre prontamente smentite pochi mesi dopo dalle scuderie, con Maranello che diffuse addirittura una nota ufficiale che chiudeva così: “Sarebbe facile smentire le cifre con i fatti ma la verità sulle questioni economiche deve restare confidenziale: anche queste, come la tecnologia, sono un fattore competitivo cruciale”.
Se le cifre vanno prese con le pinze, il primo dato di fatto è incontestabile: il divario è enorme, e spiega da solo le difficoltà di arrivare a un accordo per il contenimento dei costi all’interno della FOTA, l’associazione dei team di F1. Accordo di cui si parla da anni ma che è ben lontano dall’essere anche solo abbozzato. Pare se ne riparlerà nel 2015. Pare.
2. IL COSTO DEL LAVORO
Tre sono le voci principali di spesa, per ogni team: produzione e sviluppo della macchina, ingaggio dei piloti e costo del lavoro. Quest’ultimo è uno degli aspetti magari più sottovalutati, quando si pensa alle spese di una scuderia, ma in realtà ha grande incidenza. Colpa delle dimensioni mastodontiche dei team: basti dire che nel 2013 persino un team “medio” come la Lotus, per di più alle prese con note difficoltà finanziarie, aveva 550 persone impiegate. E stipendiate, con salari medi stimati nell’ordine dei 50.000 euro all’anno. 550x50.000, il conto è presto fatto: 27 milioni e mezzo. Solo di salari per ingegneri, meccanici, dipartimenti marketing e ufficio stampa, addetti hospitality ecc.
3. PILOTI PAPERONI, MA NON TUTTI
Poi appunto i piloti, che da soli rischiano di guadagnare cifre simili, se non superiori. È il caso di Alonso, che nel 2013 secondo Forbes si sarebbe portato a casa quasi 30 milioni di dollari, di cui però “solo” 20 pagati dal team (quasi il doppio rispetto agli 11 di Raikkonen, per inciso). Il resto è mancia, degli sponsor. Anche qui comunque si viaggia sul filo dell’abisso, quello che separa i top driver dagli altri, se è vero che, per restare in Lotus, l’astro nascente Grosjean per il 2014 dovrà accontentarsi di 1,5 milioni.
4. LA MACCHINA
E la macchina? Complessivamente, si può arrivare a spendere, in una scuderia di primo piano, circa 90 milioni di euro, stando a Formula Money. Il costo di produzione medio di una monoposto in realtà è tra i 15 e i 20 milioni, ma i top team arrivano a spenderne anche 70 in ricerca e sviluppo nel corso dell’anno. La parte più costosa è ovviamente il motore, o meglio il treno di 8 motori per macchina che ogni team può usare (e quindi deve sviluppare) in una stagione. I nuovi V6 del 2014 si stima costeranno complessivamente sui 10 milioni di euro per team. A metà della scorsa stagione, la Caterham, uno dei team più insistenti nel chiedere alla FIA l’imposizione di un tetto di spesa, diffuse uno spaccato parziale dei costi di produzione di alcune parti della sua monoposto:
- telaio/monoscocca: 1.200.000€
- fondo: 350.000
- naso e ala anteriore: 150.000
- ala posteriore e DRS: 60.000
- volante: 60.000
- sospensioni: da 12.000 euro in su, a seconda del pezzo
I costi di altre componenti come Kers, impianto frenante e cambio sono gelosamente custoditi, forse in quanto anche loro “fattore competitivo cruciale”, ma le voci del paddock dicono che si aggirino complessivamente su altri 4-5 milioni. E stiamo facendo solo i conti standard. Perché poi ci sono gli imprevisti, molto prevedibili, ovvero i costi di riparazione/sostituzione della parti dannegiate: un banale tamponamento al via ed ecco che solo per cambiare musetto e ala anteriore partono 150.000 euro, più o meno il costo chiavi in mano della vostra nuova Corvette C6 V8 Coupè.
5. ALTRI COSTI
La vera difficoltà inizia quando si prova a considerare e calcolare tutte le altre voci. Ecco qualche cifra/stima attendible raccolta nelle nostre ricerche:
- iscrizione al Mondiale: si parte da una base uguale per tutti di 500.000 dollari (366.000 euro), cui vengono aggiunti 6.000$ (per la scuderia vincente, 5.000 per le altre) per ogni punto conquistato nel Mondiale precedente. Red Bull nel 2013 ha pagato 3,26 milioni di dollari (2,3 milioni di euro).
- trasferte e trasporto materiali ai GP: 2,5 milioni di euro
- Hospitality: 9-10 milioni di euro per un top team. Gli sponsor pagano tanto e vogliono essere trattati bene
- infrastrutture e macchinari: altra bella voce di spesa, anche se ovviamente ammortizabile su più anni. Si va dai 30 milioni di euro per la costruzione ex novo di una galleria del vento a dimensioni reali, ai 100.000 circa del sistema di telemetria
- test: l’unica area in cui sono stati introdotti dei limiti, portando il budget dedicato a questa voce (che include anche le ore in galleria del vento) dai 25 milioni di dollari di qualche anno fa ai 10 di oggi.
- carburanti e altri materiali di consumo: tra i 3 e i 4 milioni di euro, anche se questa cifra è in buona parte coperta dagli accordi commerciali che ogni scuderia stipula col suo fornitore.
E poi tutto il resto, i costi di gestione di impianti e fabbriche, quelli per spese di rappresentanza e iniziative promozionali (vedi i vari show run ed esibizioni). Insomma senza voler contestare la smentita di Ferrari, la stima di 300 milioni all’anno per un top team del circus non appare così inverosimile. Tanto che per il citato Formula Money saremmo più vicini ai 350. Proveremo a chiederlo direttamente a Chris Horner, la prossima volta che lo incontriamo. Sperando di non fare la fine di quel giornalista americano che, dice la leggenda, in giro non s’è più visto.