Massimo Pericolo e i suoi fra
© Gianfranco Tripodo
Musica

Red Bull 64 Bars Live 2024: un articolo non basta

Il terzo capitolo dello show a Scampia è stato un overflow di emozioni a catena. Difficile descriverlo a parole, ma ci proviamo
Di Red Bull Team
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Partiamo subito col dire che non è possibile riassumere quello che abbiamo vissuto ieri, al Red Bull 64 Bars 2024, a Scampia Napoli. Il consiglio migliore quindi, per chi non lo stesse seguendo in diretta streaming, è di andare a rivederlo per intero su Red Bull Droppa.
Per il terzo anno di fila, insomma, Red Bull ha scelto Piazza Ciro Esposito per riportare il rap in strada, allo stato puro, in una sola sera. Ad aprire la cerimonia, come un sacerdote vestito tutto di bianco, è stato Guè con il suo Red Bull 64 Bars più famoso, Venezuela. Circondato da una coreografia di ballerini armati di torce, il nostro padrino del rap ha dato la benedizione all'evento, che così ha potuto cominciare.
Il primo a entrare, anche lui accompagnato da un corpo di ballo davvero adrenalinico, è stato il maestro delle cerimonie scelto per la serata: Dat Boi Dee. «Quello delle 64 barre come concetto è qualcosa che mi fa impazzire» mi ha raccontato qualche ora prima seduto in una sala d’hotel di fronte allo stadio Maradona di Napoli. «Mette un produttore nella posizione di non dover pensare a nessuno schema commerciale. Deve solo fornire al rapper un beat fruibile su cui possa scatenare le rime, scrivere le cose più crude possibili. Per un fan del rap come me, questa cosa è il massimo».
Dev'essersi quindi divertito parecchio, nell'annunciare ospiti a catena e lanciare beat affilati dai gigantesci subwoofer e line array montati davanti al palco.
Prima Kid Yugi, che entra trionfale da dentro un cubo di plexiglas e si fa strada fuori a colpi di asta microfonica. Una specie di installazione d'arte/performance vivente. Come vuole la regola, il suo Red Bull 64 Bars è il primo in scaletta, seguito a ruota da un'antologia dei suoi pezzi più famosi, uno su tutto Massafghanistan. Il pubblico è già in fiamme, anche grazie agli artisti che si sono esibiti nel pre-show a partire dalle 18: BADMAN, BIGMADWOLF, CECCHY, CERU167, COCO, J LORD, JESA, NICOLA SICILIANO, RUE DIEGO e WAD.
Proprio uno di questi local, Rue Diego, ci ha dato la sua testimonianza da insider del quartiere: «Il Red Bull 64 Bars Live ha certamente cambiato la percezione di Scampia, portando una visione innovativa e nuove prospettive per il futuro. Lo si può vedere per strada, dai volti sorridenti dei bambini, che vedono in questa realtà musicale una porta sul mondo verso una quotidianità diversa dalla loro. L’evento dai residenti di Scampia viene percepito come un momento di svago, in cui divertirsi e scoprire nuova musica, ma soprattutto lo sentono come un grande riscatto per il quartiere».
La densissima serata è poi proseguita con gli slot di Massimo Pericolo, prima e Tony Effe dopo. Qui, si è vista la differenza artistica che contraddistingue i due rapper, e che ha arricchito soltanto di varietà lo spettacolo. Il primo, in tuta d'acetato adidas, che ha allestito un tavolino di plastica di quelli dei bar della sua provincia a fianco al palco. Due suoi soci lì, a piazzare, seguendo il suo live sorseggiando Red Bull.
Il secondo, invece, in grande stile si presenta sul palco con uno stuolo di ballerine bravissime che gli fanno quasi da harem. Vane e Tony in questo incarnano forse le loro rispettive provenienze: la provincia di Varese e il centro di Roma. Il rap è bello perché è vario.
E poi Artie 5ive e Guè, nella quota Milano che in questo caso non spazia tanto tra classi sociali e luoghi quanto tra generazioni. Artie è la nuova wave figlia dei Dogo di Guè, che comunque continua a insegnare tutt'oggi come si fa il rap. Un faro vestito di bianco che illumina la strada a chiunque voglia prendere in mano un microfono e cacciare le rime.
Nello Taver porta ovviamente l'elemento goliardico da cazzaro in un clima rap che comunque si prende molto sul serio. La sua apparizione breve ma intensa si farà sicuramente ricordare, già solo per il fatto che il monello entra sul palco vestito da Santo, di quelli portati sulle spalle in processione. Anche il rap visto con visione memetica è importante.
La chain finale è il momento in cui si scatenano i duetti, con anche il colpo di scena fornito dall'apparizione celestiale (e celeste, come i suoi capelli) di Rose Villain. La rapper e cantante strabilia i presenti, duettando prima con Tony e Poi con Guè. Ma è nel gran finale di Geolier che più di una persona è arrivata a commuoversi.
Con le Vele di Scampia alle sue spalle, il Re indiscusso di Napoli ha dedicato un monologo toccante che ha reso omaggio a Scampia e a tutte le sue sciagure degli ultimi mesi. «Abbiamo una fortuna che in pochi hanno: siamo cresciuti in strada, ci siamo incontrati in piazza. Da qui dobbiamo ripartire. La musica può curare, può dare più che una speranza, può creare un futuro, dare una prospettiva. Che se non è la musica può esserlo qualcos’altro. Che non c’è bisogno di fuggire, che si possono migliorare le cose qui. È successo a me, può succedere a voi. Eravamo niente, siamo Campioni in Italia. Da figlio di Napoli, di Secondigliano, a tutte le figlie e figli di Napoli, Secondigliano, Scampia e tutte le periferie del mondo intero: queste barre sono per chi crede in un futuro più bello per tutti».
Magicamente, senza interruzioni, il monologo diventa un freestyle e Geolier si sposta dal lato della piazza al palco. Qui il boato delle 10mila persone si sente in tutta Napoli, quando parte il suo Campioni In Italia, il Red Bull 64 Bars che tra tutti è difficile dimenticare. Con lui sale sul palco appena dopo la SLF, crew che insieme a lui meglio sta raccontando Napoli e le sue strade attraverso l'arte antichissima delle rime. Fuochi d'artificio e commozione, sorrisi e urla. Il terzo episodio si chiude così, come un film a lieto fine.
«Non esiste più per fortuna il sud di venti, trenta anni fa. Negli anni Novanta Taranto era invivibile per la criminalità, oggi in confronto è la Svizzera. Eventi come questo di Red Bull aiutano molto a cambiare la narrazione e la percezione di posti ingiustamente stigmatizzati come Scampia» ci ha raccontato Yugi qualche ora prima in hotel. E ha sicuramente ragione. La Scampia di oggi non è di certo più quella di decenni fa. Ma è sicuro come l'oro che aveva al collo che non è neanche più quella di tre anni fa. Qualcosa è cambiato, e in meglio.