C’è luce in fondo al tunnel. Il Mondiale 2020 sta per cominciare davvero, un mesetto di attesa residua al termine di un silenzio che dura, in pratica, dal novembre scorso. Dunque, una certa euforia, agganciata a qualche domanda e a molte speranze.
Avremo un campione del mondo 2020, il che è un bene, soprattutto pensando al settantesimo anniversario della Formula 1. Poi si tratterà di capire se il nuovo campione debba essere considerato alla stessa stregua degli altri. Già, perché le gare replicate sulla stessa pista e tutti gli accorgimento che verranno introdotti per movimentare il panorama, per attirare pubblico, per garantire audience e quindi costi dei diritti, potrebbero generare una totale anomalia rispetto al passato. A meno che ogni variazione del gioco non rimanga in vigore nel futuro, a cominciare dal 2021, in modo da generare un contesto ridisegnato ma stabile e fondamentale per non “isolare” l’intero 2020 in una bolla diversa da ogni altra.
Che servano modifiche e visione, del resto è pacifico. La F1 che sta per tornare si troverà alle prese con la concorrenza della fine-quarantena, con altri eventi agonistici in ripresa, con l’estate. In aggiunta, ciascun appassionato sa bene che la modalità classica dei Grand Prix è logora, noiosetta, un po’ stantia. Sarebbe stato importante cambiare registro prima della pandemia, figuriamoci ora, con le stanchezze conseguenti, con i problemi economici che abbiamo e avremo. Senza considerare i guai finanziari di molti team, destinati a crescere, causa difficoltà nel reperire sponsor, causa riduzione dei denari in arrivo dai diritti TV, causa costi vivi richiesti dalla costruzione e dallo sviluppo di una vettura.
Il Mondiale, nel momento della ripresa, non è mai stato così a rischio. Un affanno che va ben oltre la riduzione dei budget delle squadre e che obbliga a prendere nuovi provvedimenti. Anche per questo, ciò che verrà introdotto da qui a fine anno speriamo corrisponda ad una visione più ampia e utile in un tempo ampio, comunque delicatissimo.
Per uno scenario così fragile, servirebbe una flebo di entusiasmo. Il che significa nuovi protagonisti, una alternanza ai vertici, divertimento distribuito gara dopo gara. Non ho nulla contro Lewis Hamilton e la Mercedes, figuriamoci. Ma se fossero ancora loro, sempre loro, a dominare la scena nei prossimi mesi, per l’intera F1 sarebbe un guaio. Al contrario, se avessimo più piloti protagonisti, più gente il lizza, beh, tutta un’altra musica. Così, chi vuol bene alla F1, si trova nella condizione di sperare che gente come Verstappen e Leclerc, portatori di enormi masse di tifosi, trovino il modo di essere davvero protagonisti.
È fondamentale che qualcosa del genere accada e in questo senso - visto che il panorama tecnico del prossimo luglio non sarà molto diverso da quello previsto per il GP Australia del marzo scorso - a Max spetta il ruolo di antagonista principe della Mercedes. Lo dico in base ai dati emersi nei test di Barcellona. E lo dico qui senza bisogno di fare il tifo per qualcuno in particolare. Sperando che la Ferrari metta in condizione di fare bene Leclerc e Vettel, attesissimo in quanto pilota Ferrari già dimesso dalla Ferrari.
Insomma, visto che si tratta di un anno strano, tutto serve tranne la consuetudine. È una speranza a fin di bene, intendiamoci. Tanto si sa che Hamilton avrà ancora tutto per prendersi mooooolte soddisfazioni.
Il calendario della F1 2020
- 3-5 luglio – Austria
- 10-12 luglio – Austria
- 17-19 luglio – Ungheria
- 31 luglio - 2 agosto – Gran Bretagna
- 7-9 agosto – Gran Bretagna
- 14-16 agosto – Spagna
- 28-30 agosto – Belgio
- 4-6 settembre – Italia (Monza)
- 11-13 settembre – Italia (Mugello)
- 25-27 settembre – Russia
- 9-11 ottobre – Germania
- 23-25 ottobre – Portogallo
- 31 ottobre - 1 novembre – Italia (Imola)
- 13-15 novembre – Turchia
- 27-29 novembre - Bahrain
- 4-6 dicembre – Bahrain
- 11-13 dicembre – Abu Dhabi