Kart

Attraversare il Giappone su un go-kart in 24 ore

500km, un go-kart e una folle impresa, raccontata qui da chi l'ha compiuta
Di Daichi Nakamigawa
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Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Crazy Kart in Giappone

© Kunihisa Kobayashi

Un bel giorno d’estate, ho deciso di guidare da Tokyo a Kyoto sul mio Go-Kart 50cc da competizione. Per chi non è giapponese, sono quasi 500 km.
Una vera e propria prova di endurance della durata di 24 ore circa, sulla Statale Edo-Kyoto. Non ci ho nemmeno pensato su molto, ho acceso il motore e mi sono messo in strada. E questo è il mio diario.
Ore 18:00: Nihonbashi, Tokyo - “La pioggia ritarda la partenza, ma è così che funziona nella gare di endurance, giusto?”
Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Breve sosta tra lo stupore dei passanti

© Kunihisa Kobayashi

Sarei dovuto partire alle 15 in punto, per rendere omaggio alla tradizione di gare come la 24 Ore di Le Mans o la 24 Ore del Nürburgring. Ma la coda di un tifone mi ha costretto a rimandare alle 18. Il kart, col suo motore a due tempi raffreddato ad aria, ha un aspetto molto fragile e un telaio che lascia esposto il corpo del pilota. Questo piccolo kart sarebbe stato il mio unico compagno, il mio fratello, per questo viaggio: nessun aggeggio speciale alla Super Mario. Prima del via, inutile negarlo, ero un po’ teso, tutto quel che potevo fare era sorridere per nascondere l’ansia.
La storia delle 24 ore era una sfida che mi ero imposto. Avevo solo un’idea dell’eccitazione e delle sensazioni legate a una prova di quel tipo, per il fatto di aver seguito in passato gare come Le Mans e Nürburgring, ma non potevo sapere cosa si prova realmente nel ruolo di pilota. Per questo ho deciso di guidare per 24 ore filate, e immergermi fino al collo in quell’esperienza di guida così estrema, da vero asso del volante.
Ore 19:00, Yokohama - “Mi darei un pugno in testa per aver sovrastimato le mie capacità”
24 ore sulla Statale Edo-Kyoto.

24 ore sulla Statale Edo-Kyoto.

© Kunihisa Kobayashi

Sono partito comunque molto carico, ma dopo un’ora sono già qui a pentirmi di questo viaggio.
Niente sospensioni sul kart, il telaio direttamente collegato alle ruote, per cui ogni irregolarità della strada ha un impatto enorme, ed è una bella botta per il mio corpo. Il mio kart è sballottato su una strada piena di buche e io devo aggrapparmi con forza al volante, per evitare di essere sbalzato fuori.
21:00, Fujisawa - “Calma, pensiamoci un attimo. Si può davvero guidare per 24 ore con questo affare?”
Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Pitstop!

© Kunihisa Kobayashi

Un kart è catalogato come una micro-vettura di 50cc di cilindrata, e in quanto tale ci sono molti posti in cui non può andare. E’ un mezzo molto più vulnerabile di quanto possiate immaginare. La sua velocità massima è pari al limite di velocità stradale, ma ha un avviamento ben più lento di un’auto normale, per non parlare della tenuta di strada. La guida diventa facilmente frustrante. Alla minima salita, anche se schiacci a fondo sull’acceleratore, cala subito di giri e di velocità. Insomma mi sentivo un outsider dal passo lento, che non era il benvenuto su quella strada pubblica.
Ore 23:00, Odawara - “Questa sfida è da incoscienti… contro chi sto lottando?”
Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Zuppo fino alle mutande

© Kunihisa Kobayashi

In questo corpo a corpo con questa macchina incontrollabile, e alle prese con camion che mi superano da ogni lato, mi sto abituando a gestire il mio mezzo. Mi sforzo di non ridurre la velocità concentrandomi nel seguire le traiettorie migliori. Per qualche chilometro riesco a godere dell’illusione di essere un vero pilota di endurance. Le condizioni della strada e la temperatura sono gradevoli, per cui inizio a sentirmi meglio e più fiducioso rispetto a prima. Tanto che a un certo punto mi azzardo a buttarmi in corsia di sorpasso: molto eccitante. Ad ogni modo, dura poco: appena arrivato a Hakone, un temporale improvviso smorza velocità ed entusiasmo.
Ora: mezzanotte, Shizuoka - “Ricordo che un concorrente di Le Mans una volta disse che un pilota ha bisogno di riposare”
Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Passare all'assetto da pioggia

© Kunihisa Kobayashi

Ho continuato a guidare senza pause fino all’alba, dop aver passato Shizuoka. Il cielo inizia a schiarirsi, ha smesso di piovere e anche la mia tuta si sta asciugando. Il trafico a quest’ora è molto leggero, guidare è piacevole, e in questi casi è un attimo appisolarsi. Il suono monotono del motore è come una ninna nanna. Proprio come un pilota di endurance, devo sforzarmi di restare lucido. Decido che è comunque il caso di un breve riposo, dalle parti di Hamamatsu. Immergo i piedi in una sorgente di acqua calda in cui mi imbatto lì lungo la strada, e mi godo un veloce pasto in una locanda. Un pit-stop di non più di 10 minuti.

Ore 11:00, Toyohashi - “Quasi a Nagoya, ma non ancora a Nagoya...”

Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Un piccolo mezzo portato al suo limite estremo

© Kunihisa Kobayashi

Sento un moto di simpatia nei confronti di un tram in cui mi imbatto sulle strade di Toyohashi: siamo entrambi due freak della strada, ognuno a modo nostro. A questo punto, peraltro, il telaio del mio kart cigola agonizzante ogni volta che incontra un’asperità o che deve attraversare una rotaia. Mi consolo pensando che anche le auto di Le Mans o del Nürburgring sembrano aver subito qualche pesante punizione corporea nella fasi finali delle loro gare.

Ore 13, Nagoya - “Oh bene, un ultimo sforzo”

Finalmente riesco a vedere un cartello stradale che indica la mia destinazione finale, Kyoto, dopo aver superato varie altre avversità sulle strade. Con un sospiro di sollievo rilevo che la distanza in miglia di quella destinazione è “solo” a 2 cifre. Non ho tempo di riposarmi perché comunque non manca molto all’orario limite fissato l’arrivo a Kyoto. Non ricordo molto di questa parte del viaggio perché fa troppo caldo, sono troppo stanco e assonnato per realizzare dove mi trovo realmente. So solo che sto guidando con tanta pazienza sulla National Route 1 di un Paese, il mio, che si chiama Giappone.
Ore 17:00, Koga - “E quindi, questa è la famosa forza interiore nascosta che ti fa affrontare l’ultimo, terribile giro?”
Daichi Nakasangawa guida il suo go-kart da 50cc di cilindrata durante il suo viaggio di 24 ore da Tokyo a Kyoto

Nemmeno il tempo di togliersi il casco

© Kunihisa Kobayashi

Non lo dirò ad alta voce, ma ho toccato la mia velocità massima in discesa. Le gomme iniziano a scivolare da ogni parte, mentre affronto quello che è di fatto l’ultimo giro della mia gara. La mia forza di volontà interiore fa appello a energie che non sospettavo di avere, ed è tutto quello che mi rimane per andare avanti”.
Ore 18:00, Kyoto - “Uno scroscio di domande dai turisti. Come se fosse un’intervista al vincitore”

1 min

Girare il Giappone su un Go-Kart

Segui la storia di questo temerario pilota che ha attraversato il Giappone su un Go-Kart da 50cc

Non so più quante montagne e quanti ingorghi di traffico ho dovuto attraversare. Ora sto guidando sulle strade attorno al Lago Biwa, morto di stanchezza, pronto ad affrontare un’ultima montagna per entrare in Kyoto. La luce calda e delicata della città vecchia mi accoglie: missione compiuta! Sono arrivato a Gion, Kyoto. Vengo circondato da masse di turisti che mi sorridono e scattano fotografie. Come se fosse il mio giro d’onore dopo la vittoria. Anche se sono stato da solo per tutta questa mia gara personale, e sono solo qui al traguardo, mi sento come un eroe in trionfo sul podio.