Il mondo dei travel blogger è ricco di fascino, cultura e curiosità. I segreti di questa professione
Di Paolo Dondossola
6 minuti di letturaPublished on
Nome: Francesca Turchi
Data di nascita: 03/04/1983
Professione: Travel blogger, Social Media Specialist, web writer, SEO copywriter e Digital PR
Le 5 cose più strane che ho visto viaggiando
1. Il ristorante sullo scoglio nell’Oceano Indiano
Un luogo assolutamente fuori dai circuiti turistici, che sono andata a cercare appositamente durante il mio viaggio a Zanzibar: The Rock. Un piccolissimo ristorante ricavato su un isolotto in mezzo all’Oceano Indiano lungo la costa est dell’isola. Ho impiegato un’ora e mezzo di taxi per raggiungerlo, ma una volta laggiù mi sono ritrovata in un luogo da cartolina, ho mangiato del pesce appena pescato e assaporato un paesaggio dal fascino naturalistico unico, con la marea che è cambiata nel giro di un paio d’ore, trasformando completamente il panorama circostante.
2. La strada più tortuosa del mondo
Lombard Street, a San Francisco. È stata ribattezzata “la strada più tortuosa al mondo” per la sua unica carreggiata in discesa a otto ripidi tornanti. La strada è lunga 400 metri, la pendenza è del 51% e il transito è concesso solo alle vetture in discesa con un limite di velocità di 8 chilometri orari.
3. Un’oasi in mezzo al deserto
Ho sempre pensato alle oasi nel deserto come a una minuscola isoletta verde e rigogliosa d’acqua in mezzo al niente. Fino a quando ho visitato l’Oasi di Siwa: una vera e propria città “fertile” in mezzo al deserto egiziano, a pochi chilometri dal confine libico. Un’oasi composta da 22.000 abitanti distribuiti su un territorio di 1.088 chilometri quadrati. L’oasi di Siwa è famosa fin dai tempi di Alessandro Magno, che qui veniva a consultare l’Oracolo del Dio Amon, ma in passato era difficilmente raggiungibile. Oggi può essere considerata una “nuova” destinazione turistica dell’Egitto, capace di affascinare con il contrasto tra i colori verde delle palme, dorato del deserto e azzurro del cielo e delle innumerevoli sorgenti d’acqua.
4. L'Isola che non c'è
Un’isola che affiora dal mare e scompare dopo alcune ore: esiste al largo di Stone Town, la capitale di Zanzibar, ed è raggiungibile via mare. Si chiama Nakupenda, ma molti l’hanno ribattezzata "l’Isola che non c’è": una lingua di sabbia bianca finissima che ogni 4 ore scompare con l’alta marea. Una strisciolina bianca lunga circa 100 metri e larga una trentina circondata da un mare cristallino che, pian piano, va scomparendo fino a inabissarsi.
5. Mio padre all’Oktoberfest
Questa forse non è tra le più classiche “cose strane viste in viaggio” che si pensa di trovare in una lista. Ma quando ripenso a quel weekend a Monaco di Baviera, io e mio padre, alla festa della birra più famosa del mondo, tra migliaia di giovani mediamente under 30, non posso fare a meno di pensare che quella sia stata una delle esperienze più strane e belle mai vissute in viaggio.
Francesca, quando è nata la passione per i viaggi?
Ho la passione del viaggio fin da bambina e il merito va ai miei genitori che mi hanno sempre portata in giro, dai viaggi all’estero alle gite fuori porta nel weekend. Crescendo ho iniziato a capire il significato del viaggio non tanto per “andare in giro” e fare qualcosa, ma per l’esigenza stessa di viaggiare. E alla fine è successo che un bel giorno del 2009 ho aperto travelstales.it e così ho unito le mie due grandi passioni: il viaggiare e la scrittura.
Quando hai deciso di voler trasformare la tua passione in lavoro?
Il blog non è la mia principale professione. La mia professione “reale” è un’altra: sono Social Media Specialist, SEO copywriter e mi occupo di Digital PR in una web agency. Oltre a questo, sì, sono anche una blogger di viaggi da quasi 8 anni e posso considerarlo un secondo lavoro a tutti gli effetti. Dal 2009 a oggi ho intrapreso un percorso fatto di viaggi, redazione di articoli, esperienze e fotografie, relazioni con persone conosciute che mi hanno permesso di allargare i miei orizzonti e migliorarmi, progetti turistici a cui sono stata invitata a partecipare e collaborazioni con grandi brand e aziende di settore. È stato un percorso di crescita personale e professionale costruito negli anni, con costanza, impegno e tanto lavoro. Oggi, oltre al mio blog, gestisco progetti editoriali e di social media marketing, faccio parte della rete di travel blogger italiani TBnet e scrivo per testate e magazine online che trattano temi travel, tra questi GrouponMag, il magazine di Groupon, e i portali Volagratis e Blitz Quotidiano.
A che età hai fatto il tuo primo viaggio da sola? E dove sei stata?
Il mio primo viaggio da sola è stato l’anno prima che aprissi il blog, nel 2008. Una lunga vacanza assolutamente disorganizzata con un gruppo di amiche tra Parigi e Barcellona.
Quali sono le difficoltà a cui va incontro un travel blogger?
Tutti pensano che essere un travel blogger sia la cosa più "cool" che esista: persone che hanno un blog, viaggiano in continuazione e girano il mondo. La realtà è un po’ diversa e le difficoltà esistono. Come ad esempio il fatto che il mercato, oggi, sia saturo. Quando nel 2009 ho aperto Travel’s Tales eravamo in pochissimi ad avere un blog di viaggi; oggi ne esistono migliaia e per un neo-blogger emergere in un ambiente così affollato e competitivo non è affatto semplice.
In Italia il blogging, a differenza che all’estero, non è ancora riconosciuto come una professione e non sempre il blogger italiano viene pagato per il lavoro che viene chiamato a svolgere. E ancora: molti non comprendono che dietro a un blog c’è una persona che non solo viaggia, ma si occupa anche della gestione di tutte le attività legate al fare blogging, quindi la produzione di articoli, foto e/o video durante e dopo il viaggio, l’aggiornamento costante del blog e dei vari social network presidiati, la gestione della propria community di utenti e lettori, rispondere alle email e ai commenti sul blog e sui social, e l’indispensabile cura del proprio personal branding. Essere un travel blogger non è solo avere un blog e viaggiare: servono costanza, credibilità acquisita nel tempo e tanto lavoro.
Come organizzi un viaggio?
Mi piace definirmi una “viaggiatrice organizzata”. Prima di ogni partenza studio la meta che andrò a visitare, mi documento, cerco informazioni, leggo libri, guide e informazioni in rete per partire con le idee chiare. Per le “chicche” di una particolare destinazione solitamente mi affido alle ricerche online in lingua inglese: spesso si scoprono cose, posti e realtà di cui in Italia, e in italiano, si parla poco.
Qual è il luogo che più ti è rimasto nel cuore? E perché?
Di luoghi ce ne sono diversi, ognuno legato a un ricordo, un’esperienza particolare o una persona con cui ho vissuto quel viaggio. L’altro giorno ripensavo al mio viaggio in California fatto esattamente un anno fa; quindi dico Santa Barbara, dove ho assistito al più bel tramonto mai visto in spiaggia e dove per la prima volta ho messo i piedi nell’Oceano Pacifico.
Qual è il posto che devi ancora visitare in cima alla tua lista dei desideri?
Ho un ex aequo: fare il coast to coast negli Stati Uniti e visitare il Giappone.
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