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Marianna Mammone aka BigMama
© Cristina Troisi
Musica
BigMama ha già vinto in partenza
La rapper di Avellino ci racconta il suo ritorno e i problemi di salute che l'hanno tenuta lontana dalla musica
Di Claudio Biazzetti
6 minuti di letturaPublished on
L'intervista con BigMama era fissata ormai più di un anno fa. Stava uscendo con i primi pezzi su Pluggers e già s'intravedeva il vulcano di cazzimma, talento nel mettere in fila le rime e freshness che oggi Marianna ha ulteriormente perfezionato. Poi però più nessuna news. Niente più intervista e un silenzio stampa che forse è passato anche in sordina per via del casino mondiale dell'ultimo anno e mezzo.
Questo fino a qualche settimana fa, quando dall'etichetta che pubblica Massimo Pericolo si rifanno vivi con la proposta. "Se vuoi Marianna è pronta per l'intervista. Ha una storia davvero allucinante da raccontare". Ed era vero: è la storia Marianna Mammone, una ragazza di 20 anni che si è trasferita da Avellino a Milano per farsi conoscere nel rap. A un certo punto però vive una roba pesissima come una forma rara di cancro del sangue ma riesce a uscirne anche grazie al fatto di non aver mai smesso di scrivere e registrare nel frattempo. TooMuch, prodotta da Crookers, è il suo singolo di ritorno. E speriamo che stavolta sia definitivo.
Dove sei?
Ora sono a casa ad Avellino. Sono scesa giù perché dovevo fare delle visite ma a breve tornerò a Milano.
Come va la convalescenza? Ti sono capitate più cose in questi tre anni che in tutta la vita, o sbaglio?
Sì, decisamente. Le cose bellissime ci sono sempre, ma devono necessariamente fare compagnia a quelle brutte. Non penso sia sfortuna, penso che la vita sia semplicemente fatta così.
Per fortuna sono successe prima le cose belle nella musica, che magari ti hanno dato un po’ di carica per affrontare quelle brutte.
Sì, facevo musica da molto prima. Ho iniziato a scrivere a 13 anni, mi tenevo le prime canzoni sul telefono. Le tenevo per me perché ero molto timida all’inizio. Nel 2016 ho fatto sentire questi pezzi alle mie amiche, che mi hanno consigliato di cacciarle fuori. E allora le ho pubblicate. Ho continuato a fare musica ad Avellino un po’ in silenzio, perché lì a livello di industria musicale non c’è nulla. Nel 2018 mi sono trasferita a Milano per la musica ma anche perché studio al Politecnico.
Cosa studi?
Urbanistica. È carino. Comunque dal 2018 è bastato cambiare il geotag dei miei freestyle da Avellino a Milano per cominciare ad avere molti più contatti. Fino a trovare poi quelli giusti, ovvero Pluggers. Avevamo deciso di collaborare nel 2019, nel 2020 c’è stato tutto il casino che c’è stato e poi nell’estate 2020, appena prima di firmare il contratto, ho scoperto di avere un cancro.
Madonna.
Abbiamo comunque deciso di continuare a lavorare. Mi sono fatta 12 chemio ma non hanno scalfito il mio mood. Preferivo stare malissimo ma fare musica piuttosto che non farla proprio. Anzi, probabilmente è proprio la musica che mi ha tirato fuori da certe situazioni, che mi ha fatto andare avanti. Non so se ci sarei riuscita con la stessa carica. Erano due chemio al mese, quindi non facevo in tempo a riprendermi da una che ne arrivava subito un’altra. Era un Linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sangue.
Oh cazzo.
Fai conto che i primi sintomi ce li ho avuti nel 2019: linfonodi gonfi e cose così. A metà 2020 dopo varie avventure che non sto neanche a raccontarti scopro di avere questa massa che si stava avvicinando pericolosamente al cuore. Mi hanno preso proprio all’ultimo.
Quanto ci hai messo a riprenderti completamente?
Questa cosa l’ho scoperta ad agosto 2020, a settembre sono salita su a Milano per leggere il contratto e fare un ultimo shooting prima che peggiorassi di molto a livello fisico, a metà settembre le prime chemio e l’ultima chemio il 18 febbraio 2021. A metà aprile mi sono ripresa un pochino e sono salita a Milano. Conta che per riprendersi completamente da una chemio dovresti aspettare 6 mesi. Quindi fino a settembre devo stare più tranquilla.
Quindi niente live fino a settembre?
Nono, aspetta. Ho fatto la tac e le analisi del sangue e sono perfette. Il mio corpo si è ripreso, ho fatto anche la prima dose di vaccino: quindi di live ne posso fare eccome. Però ecco, devo essere più prudente del solito. Mi sono ripresa la mia vita. Ora che sono guarita ti dirò che non sono cambiata molto. Non ho mai pensato neanche per un secondo di morire. Per me questa cosa era soltanto un intoppo, per cui l’ho sempre vista come un ostacolo da superare il prima possibile. Del tipo mi faccio 6 mesi di cure e poi ricomincio le mie cose, torna tutto come prima. Di certo sono stata fortissima durante le cure, ora però se ci penso mi viene male. Se penso a quanto sono stata vicino alla morte.
Però un cambiamento c’è stato, almeno nella musica. TooMuch è un pezzo da club.
Sì, TooMuch l’ho scritta e mandata a Pluggers esattamente un anno prima della sua uscita. L’ho mandata il 25 giugno 2020 ed è uscita il 25 giugno 2021. Precede tutto quello che mi è successo ma non è un cambiamento legato a quello che mi è successo. Semplicemente, sono cresciuta a livello musicale. Ho capito che fare rap non è solo fare freestyle per dimostrare quanto sono brava. È letteralmente divertirsi con la musica e più sfaccettature usi e più bravo sei. Ho tante cose che stanno per uscire che inseriresti nel genere rap ma sono diversissime tra loro. Ho sperimentato. Devo capire come mi trovo meglio, dove mi trovo meglio. TooMuch è uno dei miei primissimi esperimenti, che però è riuscito alla prima botta. Con il beat di Crookers, poi.
Il beat quindi è nato dopo.
Sì, ho scritto il pezzo su un type beat che ho preso da YouTube e solo dopo sono andata da Phra.
E come pezzo sembra un grosso vaffanculo a chi giudica, no?
Sì, anche se quello io ce l’ho di mio. Ci posso anche provare a fare una canzone in cui non mando a fanculo chi mi giudica. Ma non ci riesco. È un mio pallino. Poi TooMuch fa parte delle prime cose che ho scritto con Pluggers. Quando ci siamo conosciuti io facevo solo freestyle di rime incasinatissime. Sono loro ad avermi fatto ragionare sul fatto che ora era tempo di fare uscire pezzi che non fossero soltanto sfoggio di metriche. E questo è stato uno dei primi esperimenti. Il succo del pezzo comunque è che se stai giudicando me, stai guardando me e stai perdendo il tuo tempo parlando di me.
È un testo in cui si può ritrovare chiunque.
Ma infatti non ho una categoria di pubblico a cui mi riferisco. I miei pezzi sono chiunque. Anche il ragazzo più figo di questo mondo avrà i suoi problemi. Sono un po’ la voce di tutti. Se ultimamente il rap è vantarsi di chi ce l’ha più grosso, io dico cose reali per persone reali. Sono umana e parlo di cose che uno vive tutti i giorni.
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