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LA SAD
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LA SAD non è solo una famiglia, è una religione
Il trio di neo-punk rocker firma la Deluxe di STO NELLA SAD, un manifesto punk aggiornato a questo secolo
Di Claudio Biazzetti
4 minuti di letturaPublished on
Ormai, LA SAD va considerata come un'unica entità. Non più un trio di "raga" che hanno aggiornato all'epoca digitale il punk rock di fine millennio, ma direttamente un "cane a tre teste", come si sono autodefiniti Theo, Fiks e Plant in questa intervista.
Riusciranno un lombardo, un veneto e un pugliese a fare della SAD una religione mondiale? Forse sì. Nel frattempo, la Deluxe edition di STO NELLA SAD è uscita, con 6 nuovi inediti (tra cui uno con VillaBanks) e quell'indole che non è rap, non è punk ma che in qualche modo sta funzionando bene come sentimento neo-emo di questo secolo. Sì, cioè, è semplicemente LA SAD.
Come va?
Tutto bene bro, siamo ancora un po' in hangover dalla release del disco.
Ah, avete fatto schifo?
Eh dai, abbastanza. Si fa quel che si può. Abbiamo fatto le 5 di mattina. Però ce lo meritavamo. Non uscivamo da Halloween. Niente festa. Eravamo stra in ritardo con la consegna dei nuovi pezzi. Quindi siamo andati tutti i giorni in studio, praticamente.
In effetti ce n'è sei di inediti. Non è poco.
Sì, conta che si sono aggiunte delle cose strada facendo. Tipo il pezzo con VillaBanks l'abbiamo finito in un giorno. Noi avevamo già della roba ma lui voleva partire da zero. Ci siamo trovati subito, è bastato un giro di chitarra di Theo. Inizialmente volevamo aggiugere massimo quattro inediti. Poi sono nate delle robe, anche il pezzo con Steven alla fine. Abbiamo colto al volo l'opportunità. C'è da dire che di questi nuovi pezzi avevamo già scritto qualcosina quest'estate. Tipo i beat.
Quindi fate tutto voi, anche le produzioni?
Sì, anche registrarci, ci registriamo da soli. L'unica cosa che non facciamo noi è il mix e anche il master. È un progetto musicale completo, abbiamo lo studio qui a Milano.
E ora qual è il prossimo step?
Dopo la release avremo i live da gennaio in poi. Non l'abbiamo ancora annunciato, ma faremo una data a Londra e una a Barcellona a marzo. La annunceremo a breve. Conta che questa dell'estero è una roba a cui stiamo lavorando perché può funzionare. Stiamo proprio cercando di mettere su una scena punk, ma neanche: non legata a un genere musicale ma proprio a un mood. Siamo già riusciti a chiuderla con il massimo esponente in Francia e poi siamo in contatto con gente all'estero, a Taiwan, ovunque. Questa è una roba che si sta spargendo a macchia d'olio, vedo proprio i ragazzini che, soprattutto fuori (qui in Italia c'è ancora poca gente), usano questo stile.
Alla fine La Sad è una religione.
Bravo, esatto. Siamo una religione e una famiglia anche. Va ben oltre la musica. Siamo anche una setta se vuoi [ridono].
In questi sei pezzi della Deluxe c'è qualche evoluzione che vi porterà verso nuovi sound?
Siamo sempre in evoluzione e non ci fermiamo mai. Non ragioniamo troppo su come dobbiamo suonare e come si produce. Ci piace quello che facciamo, ci piace il prodotto finale. È una cosa rara, anche per noi stessi. Abbiamo da parte tantissime bozze da parte: progetti incompleti, melodie e varie idee abbozzate. Però noi quando facciamo una canzone ci piace finalizzarla. Non facciamo canzoni random. Se abbiamo un mood, ci buttiamo a capofitto finché non la chiudiamo. Non è proprio mai successo che registriamo tutto un pezzo e poi non è mai uscito. Ogni canzone è un obiettivo e se non lo portiamo a termine stiamo male.
Nel vostro caos siete perfezionisti.
Sì, siamo pignoli. Ognuno ha il suo approccio. Siamo maniaci dei dettagli. Ormai siamo un cane a tre teste, una bestia unica quando siamo in studio. Per fortuna abbiamo trovato la nostra quadra. Prima eravamo tre esseri separati che lavoravano nello stesso studio. Ora è La Sad che lavora all'unisono. Ci siamo ovviamente divisi i ruoli. Fiks magari sta sul testo e la scrittura, Plant sulle melodie e Theo fa i beat, o comunque anche lui melodie. Ognuno di noi ha un'attività. Siamo una squadra.
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