L'alpinismo è una disciplina estrema, ma per questi 11 scalatori di fama mondiale affrontare le creste della "death zone" è come stare un giorno in ufficio
Di Red Bull Team
8 minuti di letturaPublished on
Lasciare il proprio segno nell'alpinismo sta diventando sempre più difficile. I picchi più alti e remoti del pianeta sono stati conquistati ormai da parecchio tempo, ma ciò non significa che ci siano meno sfide per gli alpinisti moderni. Anzi, è proprio il contrario.
Dalle numerose vette dell'Everest alle traversate ad alta velocità lungo le imponenti guglie della Patagonia, c'è sempre un nuovo traguardo o record da raggiungere.
Questo sport significa diverse cose per diverse persone. C'è lo stile, l'indipendenza, un gruppo ristretto e affiatato di persone, delle buone linee, spinte decise e - per alcuni - il fare tutto senza ossigeno. Ci sono gli eroi sconosciuti che si spingono al limite ovunque nel mondo, e ci sono le leggende che sono venute a mancare troppo presto proprio a causa della disciplina che tanto amavano.
Questo rende complicato stilare una lista dei migliori alpinisti, ma eccovi comunque alcuni tra quelli che hanno compiuto le imprese più impressionanti o famose della storia.
Nel 2019, questo trentaseienne si è fatto strada fin sopra alla cima delle 14 montagne più alte del mondo in soli 6 mesi, il che gli conferisce senza dubbio delle validissime credenziali nel mondo dell’alpinismo.
Ex Gurkha e soldato nello Special Boat Service (SBS), ha scalato l’Everest, il Lhotse e il Makalu in 2 giorni e 30 minuti, e ha polverizzato il precedente record delle 14 vette di sette anni, 11 mesi e 14 giorni.
“L’attenzione internazionale e gli sponsor fanno a gara per accaparrarsi gli scalatori esteri, ma i nepalesi hanno raramente queste opportunità. Spero che le mie imprese portino l’attenzione mondiale sugli scalatori di talento del nostro paese".
Questo alpinista non solo si è guadagnato l’attenzione dei media scalando le montagne più dure a velocità incredibili, ma spesso compie la discesa sugli sci. Nel 2018, Bargiel è diventato il primo a sciare giù per gli 8611m metri del K2 senza mai togliersi gli sci.
Prima ancora, ha compiuto la stessa impresa sul Manaslu (8613m), sul Broad Peak (8051m) e il Shishapangma (8027m), e ha vinto il premio “Snow Leopard” per aver scalato le cinque vette più alte dell’ex Unione Sovietica.
Nel 2019 ha abbandonato il suo tentativo di scalare e discender l’Everest, ma lo riproverà senza alcun dubbio. “Oggi sono certo di poter competere con i migliori, battere ogni record e salire ogni vetta”.
Negli ultimi 20 anni, questo speed climber ha completato 22 scalate su vette da 8000 metri – e non ha nessuna intenzione di fermarsi, iniziando il decennio con un tentativo invernale sulla dodicesima vetta più alta del mondo, il Broad Peak.
Denis Urubko è uno dei soli 8 scalatori ad aver raggiunto la cima di tutte le montagne di 8000 metri del mondo senza l’ausilio dell’ossigeno, e ha segnato moltissimi nuovi percorsi in giro per il mondo, tra cui sull’Himalaya, il Tien Shan e la Patagonia.
Stando ad un report sull’account Twitter @russianclimb, il suo obiettivo è di terminare la sua carriera con una scalata invernale sulla seconda vetta più alta del mondo, il K2.
Noto per aver ritrovato il corpo di George Mallory sull’Everest nel 1999, Anker è stato il primo in molte imprese di alpinismo, tra cui la conquista del Meru, del Vinson Massif, l’Ulvettana e El Capitan, ed ha scalato vette dall’Alaska all’Antartide.
Ha condotto il North Face Climbing Team per 26 anni, è sopravvissuto ad una valanga nel 1999 e ad un attacco cardiaco durante la scalata del Lunag Ri nel 2016. In quello stesso anno ha ricevuto il premio alla carriera Golden Pitons Lifetime Achievement indetto dal Climbing Magazine.
“I primi 20 anni della tua vita qualcuno si prende cura di te, i 20 anni seguenti definiscono cosa farai, nei 20 anni ancora seguenti ci si mette al lavoro, e nei 20 anni dopo la domanda è questa: cosa puoi prendere di quello che hai imparato e usarlo per costruire qualcosa?”.
Haley è specializzato in ascese rapide e percorsi tecnici, e la sua più grande impresa l’ha compiuta nelle torreggianti guglie della Patagonia, con 16 viaggi nella regione e due traversate delle Torres del Paine, una delle quali realizzata in 24 ore con Alex Honnold.
Ha anche aperto nuovi sentieri degni di nota in Nord America, in particolare in Alaska, dove ha stabilito numerosi record di velocità su alcune delle vette più impressionanti dell’intera regione.
“Le montagne sono sempre state la mia priorità. Sento che ogni anno miglioro come scalatore, e credo che ogni anno diventi anche più disciplinato e specializzato”.
Vincere il premio francese del Piolet d’Or per l’alpinismo è già di per sé un grande traguardo, ma l’inglese Paul Ramsden ne ha vinti quattro – ma preferisce rimanere fuori dalle luci della ribalta e lasciare la fama ai colleghi.
I primi tre premi li ha vinti assieme a Mick Fowler, sul versante nord del Siguniang in Cina, sul Prow of Shiva in India e sul Gave Ding in una remota regione del Nepal. Il quarto, assieme a Nick Bullock, è stata una prima ascesa di un picco di 7000 metri in Tibet.
“Come alpinista, il momento in cui sei nella migliore forma fisica è quello in cui hai anche meno esperienza e vice versa. È un gioco di equilibrio. Per avere successo su una vetta di 7000 metri mai scalata prima serve avere molta esperienza".
Specialista del ghiaccio, Gadd è un “Mountain Hero” delle nazioni unite ed è conosciuto per le sue spettacolari arrampicate sulle cascate ghiacciate di Helmcken e del Niagara, ma anche per i suoi exploit sulle montagne.
Ha compiuto in solitariala prima ascesa in un solo giorno del Mount Robson, la montagna più alta delle Canadian Rockies, e continua a esplorare nuovi percorsi su roccia, ghiaccio e terra per tutto il mondo.
6 minWill Gadd esplora un ghiacciaioLo scalatore Will Gadd e l'idrologo Jason Gulley studiano il flusso dell'acqua all'interno di un ghiacciaio.
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“Chiunque sia abbastanza fortunato da passare il proprio tempo in montagna, finisce per provare un senso di partecipazione e responsabilità verso questi luoghi naturali. È piuttosto difficile non affezionarsi a questi luoghi dopo che li si è visitati”.
Questo leggendario sherpa è il re dei record dell’Himalaya. Ha scalato l’Everest più volte di chiunque altro – 24 volte, 2 delle quali in una sola settimana nel 2019 – ed è arrivato in cima anche al K2, al Cho-Oyu, il Manaslu, l’Annapurna e il Lhotse.
È nato nello stesso villaggio di Tenzing Norgay e ha compiuto la sua prima scalata nel 1994. L’arrampicata è di famiglia – suo padre è stato uno delle prime guide Sherpa professionale, e pure suo fratello ha compiuto l’ascesa per ben 17 volte.
“Tratto ogni scalata con la stessa sincerità della prima. Tutte le volte che un cliente ha successo, io sono soddisfatto. Credo che i record siano solo un risultato di questo”.
Jasper si descrive come un “alpinista estremo” e ha aiutato ad alzare il livello del climbing in Europa, in Patagonia, sull’Himalaya e più recentemente in Groenlandia, concentrandosi su terreni misti e ghiaccio, spesso in solitaria.
È arrivato sotto ai riflettori per la prima volta ben trent’anni fa, quando ha scalato i tre versanti nord più alti delle Alpi in tempo record, e da allora ha completato ben 17 percorsi diversi su per il leggendario Eiger – incluso uno nuovo l’anno scorso.
“Pratico varie discipline di alpinismo, per cui sono in un certo senso un decatleta. Nel climbing, bisogna minimizzare il rischio, ma comunque lasciare spazio alla propria passione e alle proprie avventure. Questa è la mia filosofia”.
Moro è l’unico alpinista ad aver raggiunto 4 vette da 8000 metri esclusivamente durante la stagione invernale – il Shisha Pangma, il Magalu, il Gasherbrum II e il Nanga Parbat. Si diletta anche come pilota d’elicottero d’alta quota e nel paracadutismo in tuta alare.
Nella stagione 2019/20, durante la sua 16esima spedizione invernale se l’è scampata bella, dopo essere caduto in un crepaccio largo mezzo metro durante una traversata del Gasherburn. Per fortuna, è stato salvato tramite corda dalla partner Tamara Lunger.
“Il limite dell’impossibile non esiste in senso letterale. Cose che erano impossibili anni fa rappresentano le limitazioni di quel tempo. Ora non lo sono più, e il limite si è spostato più in alto… bisogna semplicemente sognare ancora più in alto”.
Maestro dell’alta quota, Viesturs è l’unico americano ad aver scalato tutte le 14 vette da 8000 metri del mondo. Infatti, solo altri 4 climber in tutto il mondo (tutti Sherpa) hanno raggiunto più vette ad alta quota.
Oltre alle sue arrampicate himalayane, ha fatto anche tre scalate sul Denali, sette scalate su vulcano in Ecuador e Messico, ha guadagnato la vetta di montagne in Antartide e Russia e ha scalato con successo il Mount Rainier più di 200 volte.
“Spingersi per davvero vuol dire essere in team relativamente piccoli e senza ossigeno. Alla fine però, alla maggior parte di noi alpinisti non piace essere inclusi nelle liste dei ‘più grandi’ o dei ‘migliori’…”
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