Quello di Marracash è uno dei Red Bull 64 Bars più visti di sempre, mentre uno dei suoi ultimi album Persona, è già diventato un cult del rap italiano, oltre che aver totalizzato di suo 4 dischi di platino (che diventano 16 se si contano i singoli brani). Marra sarà di nuovo protagonista del Red Bull 64 Bars Live in programma il 7 ottobre 2023 a Scampia, Napoli. Goditi la seconda edizione - alla quale prenderanno parte anche Geolier, Luchè, Noyz Narcos, Lazza, Rose Villain e Miles - in diretta streaming sul nostro canale YouTube, Red Bull Droppa.
Insomma, il King del Rap è tornato e lo ha fatto surclassando il successo di ogni suo album precedente, a partire dal primo, "Marracash". Ma chi è davvero questo ragazzone di nome Fabio Rizzo, alto 1 metro e 90, in arte Marracash? Rivediamo la sua vita insieme in 5 tappe fondamentali.
Le origini
Fabio Bartolo Rizzo nasce a Nicosia, vicino alla città siciliana di Enna, il 22 maggio 1979. Il padre è un operaio che ristruttura le facciate degli edifici (all'occorrenza anche il camionista), la madre fa la collaboratrice scolastica. Verso metà anni Ottanta, il padre è il primo del nucleo a trasferirsi a Milano per cercare lavoro. Seguono anni difficili per la famiglia, tra ristrettezze economiche e fallimenti di aziende in cui sono dipendenti.
La prima casa a Milano è in Via Bramante, a Chinatown, un piccolo appartamentino che, come il rapper ha raccontato, non ha nemmeno il bagno. Poi, i Rizzo si trasferiscono in Barona, a Milano Sud. Marra è appena adolescente, il fratellino minore ancora un bambino. L'integrazione, nella Milano meno cosmopolita di quell'epoca, per un ragazzino siciliano dai lineamenti mediterranei, non è ovviamente un sentiero facile.
«Ci sfottevano perché noi meridionali gli sembravamo buffi, diversi, estranei, come succede oggi con gli extracomunitari. Io ero piccolo, scuro, avevo i capelli ricci, parlavo in dialetto e sembravo un piccolo arabo» racconta nel 2010 a Repubblica. A Milano gli danno del "marocchino" e per estensione anche la città "Marrakesh", mentre a Nicosia lo chiamano "Milano" «perché già masticavo birignao milanese». Inevitabile l'avvicinamento al rap: Fabio comincia a fare suo il linguaggio delle rime conosciuto a scuola. Il primo soprannome scelto è Juza delle Nuvole, preso in prestito da un personaggio di Ken il Guerriero. Ma per reazione a tutte le offese razziste subite da piccolo, più avanti il nome diventerà Marrakesh, ma con il cash, i soldi, al posto del "kesh". Marracash.
Le prime rime di Juza delle Nuvole
«I primi approcci col rap risalgono al ’98» racconta Marra a Soundsblog. «Frequentavo un luogo di Milano, un centro di aggregazione e di ritrovo per gli appassionati che si chiamava “Muretto”, un posto vicino San Babila, dove gente di qualsiasi estrazione sociale e anche di diversa età condivideva la cultura hip hop, un posto molto eterogeneo. Da lì ho cominciato a scrivere, a cimentarmi». Il famigerato Muretto non è altro che un vero muretto davanti ai portici di San Babila, dove a partire dagli anni Ottanta iniziano a riunirsi breakdancer e poi freestyler, insomma il fulcro del rap milanese.
Come abbiamo già visto nella lista dei rapper prima di diventare famosi, è qui, nella fine anni Novanta, che Marra (o meglio Juza) conosce quelli che poi in seguito diventeranno Gué Pequeno, Jake La Furia, Vincenzo da Via Anfossi e Dargen D'Amico. Ma che alla prima apparizione ufficiale, la demo di Prodigio "Royal Rumble" del 1999, si chiamano ancora, nell'ordine: Il Guercio, Fame, Aken e il Corvo d'Argento. Nonostante siano agli inizi, è abbastanza chiaro che il flow di Marra è già una spanna sopra gli altri (in certi casi, anche 4 spanne). Nel video qui sopra la strofa di Marra inizia a 25 secondi circa.
Seguono una manciata di anni che Marra definisce «di buio». «Questo genere non andava», così, preso il diploma da perito elettrotecnico (prima viene bocciato due volte) e tentato un fallimentare anno alla Facoltà di Lettere, si muove ben presto sulla casella "lavoro". I suoi sono lavori manuali, pesanti, sfiancanti a livello fisico ma soprattutto mentale, ma che poi in futuro gli daranno anche spunti geniali per rime leggendarie: "Il lavoro lo preferivo manuale / i poveri almeno ti ordinano cosa fare / i ricchi invece loro usano il plurale / prendiamo, spostiamo ed alziamo / ma dopo restano a guardare" rappa nella colossale Badabum Cha Cha.
Fatto sta che fino al 2003 Marra tiene duro, ma poi questa cosa del rap ritorna straripante in lui: e stavolta rimarrà per sempre. La prima vera comparsata a nome Marracash è nel mixtape collaborativo fra i Club Dogo, ormai suoi consolidati amici, e la bolognese Porzione Massiccia Crew. Anche le successive ospitate, da Roccia Music I a Struggle Music, ruotano tutte attorno alla neonata Dogo Gang, famiglia allargata attorno al nucleo centrale di Jake, Gué e Don Joe.
Marracash e il debutto major
Sarebbe sciocco non ammettere che sia stata proprio questa fratellanza con dei Club Dogo sempre più famosi ad aver dato il primo slancio alla carriera di Marra. Nel 2007 fa loro da spalla nel tour italiano di Vile Denaro, album che dal punto di vista pionieristico ha letteralmente spianato la strada a tutto quello che fa classifica oggi.
Ma a differenza di quanto si pensi, il primo album Marracash del 2008 non nasce dopo la firma con la major. Semmai il contrario. «Il mio disco non è stato concepito per il mainstream» confida a Soundsblog all'epoca. «Il mio approccio è stato genuino, ho firmato molto dopo l’inizio della fase di ideazione e avevo per le mani l’80 per cento delle canzoni. Non sapevo che avrei avuto la possibilità di firmare un contratto e pubblicarlo con la Universal. Certo, adesso posso dire di fare seriamente questa professione, c’è più stabilità in quello che faccio».
Tra le ospitate troviamo Gué e J-Ax in Fattore Wow!, Jake e Vincenzo da Via Anfossi in Quello che deve arrivare (un inno da club anni Novanta che viene riportato in vita tra le rime), o i Co'Sang in Triste Ma Vero. Ma la differenza la fa Badabum Cha Cha, che diventa non solo il tormentone dell'estate ma in breve anche quello di Marracash.
Il suo successo è immediato, viene passata in radio, in TV, la cantano tutti. Il successo è così grande e improvviso che Marracash, saggiamente, si preoccupa. Già solo due anni dopo, al momento dell'uscita di Fino a qui tutto bene, il timore è quello di non riuscire mai più a replicare il successo di Badabum, oltre che a essere associato per sempre a quella hit e basta. Il titolo dell'album è già abbastanza esplicativo: una citazione al film culto La Haine, ma anche un'esternazione delle proprie paure sulla carriera del fenomeno Marra.
«Il fattore centrale di quel pezzo è riuscito ad arrivare multi livello. [..] È ovvio che non fa piacere quando l’unica cosa che resta è “Badabum cha cha", ma è anche normale che quando un brano diventa molto popolare. C’è della gente che guarda in superficie e c’è chi scava in profondità. Il pezzo è ricco di contenuti, non mi prendo male. È una canzone anche molto intrattenente, quindi è normale».
Roccia Music, King del Rap e Status
Il terzo King del Rap (con cui viene chiamato ancora oggi) del 2011 non fa che cementare il successo, ma forse con risultati un po' più in sordina. Oltre alle solite collaborazioni della fauna Dogo Gang, si aggiunge per la prima volta anche un nuovo nome in tracklist, quello di Salmo, che firma con Marra ben due pezzi.
L'anno successivo, il 2012, segna una casella molto importante del per la sua carriera: insieme al produttore Shablo fonda l'etichetta Roccia Music. E da qui a 2-3 anni, i due scopriranno talenti non proprio trascurabili, come Sfera Ebbasta, Charlie Charles e Achille Lauro.
E se oggi ormai i confini tra pop e hip hop siano ormai del tutto spariti, al'epoca del quarto album, Status (2015), il dibattito è più vivo che mai. E non è fra vari artisti, è all'interno dell'unico vero padre di questa roba. «Non è in discussione il mio stare nell’hip hop» sentenzia a Soundsblog. «Forse è in discussione lo stare nell’hip hop degli altri: con questo disco ho capito cosa volevo dalla musica e cosa volevo essere nella musica. Che l’hip hop abbia una vocazione pop è una cosa sacrosanta e legittima, dipendi come tu arrivi ad essere pop. Io non volevo sacrificare la metrica e le produzioni per arrivare a tutti. Puoi arrivare al pubblico dandogli quello che vuole, o puoi arrivare al pubblico perché sei molto bravo e la tua musica interessa alla gente. Mi sono chiesto anche io che senso avesse fare musica hip hop oggi».
A sorpresa, i 19 novembre 2021 esce il suo settimo album Noi, Loro, Gli Altri. Come avrà modo di raccontare al Corriere della Sera, il disco «racconta il momento: siamo una società frammentata, divisa in squadre e fazioni, ognuna con la sua verità. Si rivendica il diritto all’identità, e nei casi di quella sessuale ad esempio lo trovo giustissimo, e allo stesso tempo si perde la visione d’insieme».
Santeria, il periodo buio e la rinascita con Persona
Certo, anche Status si conferma come un signor album, concreto e al di sopra della stragrande maggioranza dei suoi simili, come capita quasi sempre nel caso di Marra. Ma dopo il 2016 l'ecosistema rap cambia in maniera repentina, quasi pericolosa. L'ondata della trap innesca una reazione a catena che fagocita tutto, dai rapper all'attenzione del pubblico. I nomi nuovi dei ragazzini spuntano fuori come funghi. Nel frattempo, uno che come Marra ha lottato con tutte le forze perché questa cosa del rap venisse accettata da tutti in Italia, comincia a sentirsi in qualche modo dimenticato. Escluso dal progetto che lui in primis insieme ai Dogo aveva disegnato, in totale controtendenza con la discografia italiana.
Per uscire da questo empasse, prenota studi ai tropici e ci registra col suo amico Gué un disco bellissimo, Santeria, che esce a gennaio 2016. Il disco ha i suoi meriti, alcuni nobili alcuni un po' meno nobili. Ma in generale non aiuta Marra a uscire da un periodo buio.
La ripubblicazione del primo album, Marracash - 10 anni dopo, suona nel 2018 come la dichiarazione di vittoria di quel timore iniziale di non riuscire a replicare mai più il successo/maledizione di Badabum Cha Cha. «Io, dopo Status, ho pensato seriamente di lasciare il rap: ero deluso perché a 35 anni – dopo molto che ho fatto – mi rifiuto di essere confuso con Moreno o con Maracanà di Emis Killa. Faccio un’altra roba» mette in chiaro a Rolling Stone appena uscito Santeria. «Questo disco serve a dichiararlo. Io ho ascoltato Colapesce e altri nuovi autori italiani, e credo che, come scrittura, come metafore, non siano bravi come noi».
«In molti hanno pensato che fossi finito [...] Non credevo più in niente, mi sembrava tutto finto. La musica, le relazioni, le notizie». E così, come molti altri prima di lui, uno su tutti Alice Cooper, Marracash per uscirne pratica un taglio netto tra quello che sta facendo come Marracash, il rapper, e come Fabio, la Persona. E quest'ultimo è proprio il titolo del quinto disco solista, un classico istantaneo.
Prendendo in prestito l'omonimo film di Ingmar Bergman, gioca sul concetto manicheista del doppio, attraversando sia la dimensione fisica che concettuale con una tracklist che copre tutto il corpo: dagli organi, come Sport - I Muscoli feat Luchè, agli elementi della psiche, come L'ego feat Tha Supreme e Sfera Ebbasta.
Arrangiamenti, strumentali e qualità delle rime a parte, rimane uno dei dischi più belli mai usciti negli ultimi 20 anni perché spezza anche col presente, con il trend ormai diventato legge del finto gangsta, dello sfoggio di collane. Al contrario, Marra mette tutte le sue parti, anche le più personali e fragili, sopra un vassoio d'argento e ce le mostra, con un'eleganza che a mani basse solo lui può permettersi.
Parallelamente al ritorno del re, nasce anche una splendida love story con la cantante Elodie.
Il settimo album, Noi, Loro, Gli Altri, esce nel novembre 2021: un altro successo costellato da pezzi iconici, come Infinity Love con Guè. Nel 2022 mette a segno un altro colpo, con il featuring di Vasco Rossi ne La pioggia alla domenica. Nel 2023 annuncia il suo primo festival, Marrageddon, con due diverse date a Milano e Napoli.